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intracciare granelli d'oro nella sabbia dei corsi d'acqua op-
ure per rimuovere gli alberi da un pezzo di terra e poi la-
are le zolle. Anche quando il tributo venne dimezzato, fu
gualmente impossibile per la maggior parte di questi uo-
mini pagarlo. Gruppi di indiani cercavano rifugio sulle
montagne, ma gli spagnoli presero a inseguirli e a stanarli
on l'aiuto dei cani; coloro che scampavano alle torture fi-
ivano per morire di stenti; altri si avvelenavano con illeta-
e succo della cassava per porre fine alle loro miserie. In se-
uito il tributo venne commutato con il sistema del reparti-
miento, ma lo sfruttamento continuò sotto altra forma. Nel
508 un censimento mostrava che dei 250.000 indiani sti-
mati nel 1492 ne sopravvivevano soltanto 60.000: tutti gli
ltri erano morti o erano stati deportati come schiavi. Cin-
uant'anni più tardi, non ne rimanevano più di 500. La cru-
ele politica iniziata da Colombo e portata avanti dai suoi
uccessori sfociò infine nel completo genocidio.
Le calunnie di frate Buil, di Margarit e degli altri che si
rano messi contro Colombo crearono nei sovrani qualche
ospetto, ed essi decisero di inviare Juan Aguado, un colo-
o che aveva fatto ritorno in Spagna insieme a Torres, per-
hé si rendesse conto di persona di ciò che stava accadendo
poi tornasse a riferire. Questi arrivò a Isabela al comando
i quattro navi cariche di provviste nell'ottobre del 1495 e
ominciò subito a far pesare la propria autorità. Colombo
apì che gli conveniva tornare in patria per cercare di ricu-
erare i propri appoggi politici. La popolazione spagnola
ell'isola, concentrata per la maggior parte a Isabela, era
cesa a 630 unità, a causa delle morti per malattia e della
efezione di quanti avevano preferito ritornarsene a casa.
Molti di quelli rimasti erano ammalati, e tutti erano scon-
enti. In questa ricca, fertile terra beneficata da un clima fa-
orevole, gli spagnoli dovevano ancora dipendere da prov-
iste importate. Nessuno, a meno che non lo si costringes-
e, si preoccupava di seminare il grano, perché, come dice-
a Michele da Cuneo, « nessuno vuole vivere in questi pae-
i », e il giuramento solenne preferito da quei coloni era:
Possa Dio riportarmi in Castiglia, se sto dicendo il vero! »