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Fortunatamente, il suo senso pratico di esperto uomo di
mare ebbe il sopravvento su siffatti ragionamenti. Le cara-
velle, messe a dura prova dai fondali bassi, imbarcavano
acqua in qualche punto; il sartiame era ormai a brandelli; le
scorte si erano quasi del tutto esaurite, e gli uomini cadeva-
no facilmente preda di sconforti e malumori. L'ammiraglio
decise dunque saggiamente di invertire la rotta. Seguendo il
precedente creato da Diaz quando nel 1488 era stato co-
stretto a tornare indietro pur essendo arrivato praticamente
alle porte dell'India, Colombo ottenne da quasi tutti i suoi
uomini una dichiarazione comprovante che Cuba faceva
parte di un vasto continente, dal momento che isole di quel-
la lunghezza non possono esistere, e che era dunque inutile
proseguire nella navigazione. Di fatto, essi si trovavano a
circa cinquanta miglia dal promontorio occidentale di Cu-
ba. Questo modo di procedere non convinse però Juan de la
Cosa, che sulla sua famosa mappa rappresentò Cuba come
un'isola. Per molti anni poi i cartografi europei avrebbero
disegnato una duplice Cuba: quella vera, isolana, e una Cu-
ba continentale che ricordava l'idea del Mangi trasmessa da
Marco Polo. Colombo continuò ostinatamente a considerare
corretta la seconda versione.
Il ritorno a Isabela ebbe inizio il 13 giugno 1494. Per
gran parte del tempo si trattò di un faticoso avanzare con-
trovento lungo gli stessi isolotti dell 'andata; Colombo si
trovò costretto a scegliere questa malagevole via perché
non poteva procedere in alto mare contro gli alisei e contro
la corrente che andava in direzione ovest. « Se le navi nelle
Indie navigano solo con il vento a poppavia del traverso »,
egli scrisse, «non è per errore di manovra o per ignoranza;
le grandi correnti, che vanno qui nella stessa direzione del
vento, fanno in modo che sia impossibile contrastarle navi-
gando di bolina: in un giorno infatti si perderebbe ciò che si
è guadagnato in sette; e non fanno eccezione le caravelle
anche quelle portoghesi a vela latina. » Il suo percorso con-
trovento del 1493 con la Niiia e la Pinta era stato fatto in ac-
que aperte ma senza correnti. I vascelli non furono in grado