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picciuolo, rivestita dal nostro pianeta, ricorse ad una immagine pittoresca:
la rassomigliò ad una teta de muger (mammella di donna) dal capezzolo
appuntito. La nave, salendo via via sulla superficie della pera, dava luogo
ad errori variabili di prospettiva della Polare. Donde, la varia declinazione
dell'ago!
Uscito il 13 agosto dalla Boca del Drago, scorse verso Levante due isole,
che battezzò Concepci6n e Asunci6n (probabilmente, Tobago e Grenada),
indi volse a Ponente passando allargo del litorale settentrionale della Peni-
sola di Paria, Aveva fretta di raggiungere l'Espafiola per conoscere le vere
condizioni di quella colonia e, poi, perchè a bordo cominciavano a scarseg-
giare i viveri, essendo divenuti immangiabili quelli imbarcati in Spagna.
Lungo questo tragitto occidentale incontrò un gruppo d'isolotti, che
denominò Los Testigos (I Testimoni), poi l'incantevole Isola Margarita,
Cubaga, Le Guardie, tutte appartenenti alle Isole Sottovento delle Piccole
Antille, mentre, in lontananza, si profilavano le alte terre dell' odierno
Venezuela.
Ed è da notare che, in questa navigazione, oltre che dal vento, fu
grandemente agevolato dalla deriva, perchè osservò che le acque marine
avevano movimento da Est verso Ovest, analogamente al moto dei cieli!
Navigava, difatti, nel seno della Corrente Caraibica, prosecuzione della
Corrente equatorale del Sud, che lui rivelò per primo.
Presa la rotta del Nord-Ovest, giunse il 29 agosto presso un'isola, che
chiamò Beata, e che giace presso la costa meridionale di Haiti. Qui venne
raggiunto da una caravella montata dal fratello Bartolomeo e il 31 agosto
entrarono insieme nel porto di Santo Domingo, la nuova città che l'Ade-
lantado aveva nel frattempo fondato, per consiglio dell' Ammiraglio, sulla
costa meridionale dell'Española.
86. L'Ammiraglio rientra all'Española. :---- L'Ammiraglio, rimettendo
piede sul suolo dell'Española, trovava la colonia in completo disordine.
Tale stato di cose avrebbe richiesto l'opera di un Governatore dal polso
energico, ma, purtroppo, il Grande Genovese, uomo di meriti eccezionali
sul cassero d'una nave, non lo era altrettanto nell'amministrazione d'una
colonia. Egli era, essenzialmente, un navigatore, non un conquistador,
quindi un marinaio e non un bravaccio o un soldato di ventura, senza
scrupoli e senza timor di Dio.
Asserendo ciò, non si esclude che, talvolta, abbia ricorso a qualche
atto di forza, ma, un atto del genere, rimanendo isolato nel tempo e non
facendo parte di un ben coordinato piano per il ristabilimento dell'ordine
profondamente turbato, anzi, seguito da una successione di atti di debo-
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