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decise di trarne partito, sempre nell'interesse del Genovese e della sua
impresa. A tale scopo, osò tutto 1'osabile: doveva riuscire a convincere
gli increduli ad avere fede nell'impresa e nell'uomo che il Divino Volere,
prima ancora di quello dei Sovrani, aveva destinato a guidarla!

    Padre Perez mirava, soprattutto, ai proprietari di navi - e a Palos
ve n'erano parecchi :- perchè richiamassero le loro navi alle quali ave-
vano, prudentemente, fatto prendere il largo o che le tenevano in disarmo
presso altri ancoraggi della zona.

    La facondia del Perez non conosceva ostacoli. S'infervorava nel soste-
nere che l'impresa non era, poi, così brutta com'era sembrata nel primo
momento; che bisognava sgombrare 1'animo da balordi preconcetti e da
stupide superstizioni, cose che non servivano ad altro che a paralizzare
a priori ogni e qualsiasi iniziativa. Nell'impresa era impegnato l'onore
della Nazione: ora che essa era stata unificata sotto lo scettro dei Sovrani
di Castiglia e d'Aragona, e prima ancora che i vicini Portoghesi arrivas-
sero all'India, era bene che vi giungessero gli Spagnoli, per la scorciatoia
indicata dal capitano Colombo.

    I Reali avevano fatto un'ottima scelta, perchè il capitano Colombo
era tutt'altro che un pazzo, il suo progetto era stato confortato dal parere
di scienziati di grande fama, ed egli possedeva documenti formidabili,
che avrebbero tolto i dubbi di chicchessia. E, infine, se la spedizione era
posta sotto la protezione di Nostra Santa Madre Chiesa, perchè titubare?
Essa avrebbe contribuito a diffondere vieppiù la Fede di Cristo nel mondo
e, poi ancora, c'era il lato dell'interesse, del tornaconto individuale da
sfruttare: una volta stabilita la via, c'era da arricchirsi con i prodotti pre-
giati che i viaggi diretti a quell'opulente mèta avrebbero trasportato in
Europa.

    Insomma, a Palos, con le cattive, ma più ancora con le buone ma-
niere, si riuscì a mettere le mani sopra due caravelle: la Pinta e la Nifia.
La prima, era di proprietà di due marinai-armatori di Palos, Gomez
Rasc6n e Cristobal Quintero; la seconda, era di proprietà di [uan Nifio,
appartenente alla famiglia marinara dei Nifio della vicina Moguer. Queste
due caravelle urgevano di riparazioni, necessarie prima di fare affrontar
loro un viaggio come quello ideato dal capitano straniero, ma non si tro-
vavano sul posto materiali (stoppa, pece, legname, cavi) e neppure operai
per ripararle, perchè quest'ultimi, o si fingevano ammalati, o si nascon-
devano nelle campagne circonvicine per sottrarsi ai lavori di raddobbo, i
quali avrebbero agevolato la partenza della spedizione con le navi requi-
site. Con brutto neologismo, tolto dalla lingua francese, quanto accadeva
a Palos oggi si definirebbe: sabotaggio su tutta la linea!

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