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avrebbe dimostrato di nutrire nessuna fiducia m quest'ultima, accettando
a garanzia dell'anticipazione dei fondi, il temporaneo possesso materiale
dei gioielli reali!

    È, pertanto, attendibile l'affermazione colombiana d'essersi compiuta
la spedizione di scoperta senza spesa da parte del Tesoro Reale.

     Con provvedimento reale dell'8 maggio 1492, il piccolo Diego, primo-
genito del Genovese, veniva nominato paggio del Principe ereditario Don
Juan, con l'annuo assegno di 9400 maravedis.

     Ormai, la fase esecutiva dei preparativi per la spedizione poteva dirsi
iniziata, sicchè Colombo il 12 maggio prendeva congedo dai Reali e par-
tiva da Granata alla volta di Palos, non senza prima fare una breve sosta
a Cordova, per salutare i propri cari. In questa occasione, probabilmente,
trasse con sè il giovane Diego de Arafia, figlio di quel Rodrigo de Arafia
che - come abbiamo riferito - era cugino germano di Beatriz Henriquez.

     42. La pessima accoglienza dei palosini all' approntamento della spe-
dizione. - L'uso della lesina - in senso figurato - costituisce, talvolta,
un'arma a doppio taglio, perchè, se da un lato produce vantaggi apprez-
zabili, dall'altro, specie se usata non a proposito, può provocare inconve-
nienti non lievi e incresciosi.

     S'è visto come la tirchieria di re Fernando avesse disposto di utilizzare
la corvée a carico della cittadina di Palos, per diminuire le spese di ap-
prontamento della spedizione colombiana, non senza tener calcolo, però,
che quest'impresa era alquanto diversa dalle solite a carattere militare o
commerciale, imprese il cui onere, se pure non gradito, poteva essere sop-
portato in silenzio e con rassegnazione.

     L'impresa colombiana, oltre ad implicare una serie di rischi e di peri-
coli d'imprevedibile entità, urtava contro le credenze - senza dubbio
superstiziose, ma profondamente radicate nell'animo della gente di mare
del litorale atlantico - circa l'innavigabilità di quella immensa distesa
liquida, non per nulla battezzata tenebrosa. A una certa distanza dalla
terraferma e dalle isole, le fitte erbe e il mare denso impedivano il proce-
dere dei navigli e se una nave vi rimaneva impigliata, non riusciva più a
districarsi e tutti dovevano perire' di fame e di stenti. E, poi, c'era anche
la probabilità, arrivati ad un certo punto dell'Oceano, di cadere nel vuoto,
senza sapere dove s'andasse a finire!

     Al confronto, le storie dei lestrigoni e dei ciclopi, dei draghi e dei gri-
foni, erano cose da bambini, perchè uomini animati di coraggio potevano
combatterli e vincerli. Ma, come vincere gli ostacoli opposti dalla Natura?
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