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nuovo esaminatore molto parco nell'esposizione dei particolari del pro-
getto, di maniera che ne veniva a soffrire l'evidenza della sua compren-
sione, aumentando a dismisura il rischio della sua traduzione in atto.

    Colombo, dopo Salamanca, tornò a Cordova, nè vittorioso e nè vinto;
ma in un penoso stato d'animo, che è facile immaginare e che si può sin-
tetizzare in queste poche parole: era lo stato d'animo di colui che quasi
certo di conseguire l'auspicato risultato delle proprie fatiche, vede, invece,
sfuggirgli sempre la mèta e non sa a qual Santo votarsi per raggiungerla.
Purtroppo, non era riuscito a spezzare il ferreo cerchio delle eccezioni
dilatorie!

34. Beatriz Henriquez de Araiia, madre di Don Fernando Colombo. -.

Rientrato che fu a Cordova, nello stato d'animo che abbiamo accennato,

un dolce sorriso di vergine donzella riuscì a permeare l'atmosfera grigia,

che gli pesava intorno e a mitigare, con la prospettiva di un nuovo senti-

mento amoroso, la crudezza di questo soggiorno in Terra andalusa, for-

zatamente prolungato.

Il nuovo amore del Genovese si chiamò Beatriz Henriquez de Arafia,

Beatriz Henriquez non fu, come pretesero taluni biografi, una hidalga,

cioè una nobile donna dell'aristocrazia andalusa, ma neppure una moza,

ossia una serva, come scrisse qualche altro biografo, il quale la ritenne una

contadinotta impiegata in qualità di fantesca presso la locanda in cui allog-

giava il Genovese. Essa apparteneva alla famiglia degli Arafias, modesti

agricoltori del contado cordovano. Precisamente, Beatriz era nata a S. Maria

de Tras Sierra (S. Maria d'Oltremonte), un piccolo villaggio situato sulle
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alture della Sierra che si eleva a Nord-Ovest di Cordova.

     Rimasta in tenera età orfana di entrambi i genitori, era venuta nella

vicina città insieme al fratellino maggiore Pedro (il futuro comandante di

una caravella appartenente al convoglio della terza spedizione colombiana)

a convivere con una vecchia zia, madre di quel Rodrigo de Arafia, il cui

figlio Diego lo vedremo, fra non molto, Capitano Maggiore di Giustizia

(Grande Alguacil) nell'armatella colombiana di scoperta.

     Questi rappresentanti maschili della famiglia usavano frequentare, in

qualità di amici e vicini di casa, la farmacia di un certo Leonardo de

Esbarraya, oriundo genovese. Le farmacie erano in quel tempo, e nei pic-

coli centri lo sono ancora oggidì, il luogo di ritrovo abituale delle persone

più intellettuali o più quotate del luogo, le quali vi convenivano per pas-

satempo ,.-- specie di tertulia - discutendo intorno ai fatti più salienti

dell'attualità e non si esclude che, talvolta, contribuissero ad alimentare

i pettegolezzi locali.

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