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La Storia riporta che la Corte spagnola, tra la fine del 1486 e il prin-
cipio del 1487, risiedeva a Salamanca e la Tradizione afferma che Don
Hernando de Talavera, confessore della Regina, presiedette l'apposita funta
riunita con l'intervento dei Dottori di quell'Università, per esammare il
progetto del Genovese.

    Abbiamo già accennato che gli storici coevi non fanno alcun cenno
circa una segnalata competenza del Talavera in cosmografia o in astro-
nomia e, quindi, non sembra possa essere stata la persona più adatta per
un incarico così specificatamente scientifico.

    I posteri, per conservare la memoria del passaggio per Salamanca del
futuro Scopritore, hanno apposto un marmoreo ricordo sulla porta d'una
cella del Chiostro interno del Convento dei Domenicani, annesso alla
vecchia Chiesa di S. Stefano. La lapide reca la leggenda: Aqui se enten-
dieron Deza y Col6n (Qui Deza e Colombo s'intesero).

    L'esaminatore, dunque, secondo il ricordo marmoreo di Salamanca,
non sarebbe stato il Talavera, ma il Deza. Risulta accertato che, in quel
tempo, il dottissimo prelato Don Diego de Deza insegnava presso quel-
l'Università e ciò avrà potuto generare la leggenda che il progetto colom-
biano sia stato sottoposto all'esame dei dotti dell'Ateneo salamancese. E
poichè la lapide - che sarà stato il risultato ultimo di apposite ricerche
storiche locali - accenna ad un colloquio a due e non ad un'adunanza
di parecchi dotti, si dovrebbe pensare che i Reali, i quali si trovavano allora
in quella città, magari infastiditi dalle continue sollecitazioni a rompere
gli indugi ,-- sollecitazioni provocate dall'impazienza di Colombo, ma che
venivano rispettosamente fatte da pezzi grossi della Corte o del Clero -
abbiano ordinato al Talavera, il cui ufficio di confessore della Regina lo
poneva in immediati contatti con la Sovrana, di provvedere al riguardo.

    Ed il Talavera avrebbe ritenuto di non potere far di meglio che affi-
dare l'incarico dell'esame tecnico o, meglio, scientifico del progetto al
Deza, dotto di gran valore a portata di mano in quella città universitaria.

    Colombo venne invitato a raggiungere Salamanca e si può immaginare
con quanta trepidazione egli si sia posto in viaggio per affrontare quel-
l'atteso esame il quale, secondo le sue speranze, avrebbe dovuto essere
risolutivo.

    S'ignora quale impressione abbia riportato il Deza dal colloquio e che
cosa abbia poi riferito al Talavera o alla Sovrana, ma il fatto che non può
essere smentito è che, neppure dopo questo colloquio di Salamanca, il
progetto venne irremissibilmente rigettato e Colombo definitivamente li-
cenziato. Tutt'altro!

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