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Ed in questo, Colombo incarna l'Ulisse dantesco, il quale è, propria-
mente, il Precursore, ossia il vago presentimento che il Divino Poeta ebbe
delle grandi scoperte marittime, scoperte che dovevano accelerare il pro-
gresso della conoscenza del nostro pianeta e rivelare nuovi orizzonti al
penslero umano.
Le historie attribuite a Don Fernando non fanno mai parola di Beatriz
Henriquez e, data l'indole buona, affettuosa, timorata e sempre ispirata
a nobili sentimenti, che tanto distinse Don Fernando vita natural durante,
ciò appare molto strano. Non solo, ma allorchè per le esigenze del rac-
conto il compilatore è costretto a citare gli Araiias, cioè i parenti dell'Hen-
riquez, che pur coprirono cariche importanti agli ordini dell' Ammiraglio,
lo fa come se si trattasse d'estranei e senza mostrarne soddisfazione, nè vanto.
La cosa è per noi chiara. Non sarebbe chiara se si dovesse prestar fede
alla favola che Le historie a noi pervenute siano uscite integralmente dalla
penna del figliuolo dell'Almirante. Difatti, l'anonimo compilatore, non
Don Fernando, incaricato da Don Luis Co16n d'imbastire un'opera apolo-
getica dello Scopritore, con particolare riguardo alla nobiltà delle origini
e dei vincoli matrimoniali contratti, non poteva citare l'Henriquez e gli
Araiias, appartenenti ad una famiglia del contado cordovano, cose che
tutti avrebbero potuto facilmente controllare. Non ci sarebbe mancato
altro! Dove si andava a finire, allora, mettendo in luce il legame amoroso
dello Scopritore del Nuovo Mondo, nonchè Ammiraglio Maggiore, Go-
vernatore e Vicerè delle Indie con una ragazza di campagna?
35. Breve ritorno in Portogallo. - Nel mese di dicembre del 1488 Co-
lombo lasciava Cordova per ritornare in Portogallo.
Dopo ciò che abbiamo narrato della vita del Genovese, un tal fatto
apparirebbe a prima vista inspiegabile, se non intervenisse, per lumeg-
giarlo, una lettera di quel re Giovanni II, lettera che è pervenuta fino a noi.
Il monarca lusitano ,- lo abbiamo già accennato sommariamente - il
20 marzo di quell'anno aveva indirizzato a Colombo in Siviglia una sua
cordialissima lettera in risposta a quella da quest'ultimo precedentemente
inviatagli. Giovanni II chiamavalo nostro particolare amico, gli dava atto
di aver gradito l'espressione di buona volontà e di affezione al servizio
reale, che il Genovese gli aveva dichiarato nella propria lettera, aggiun-
geva che in quanto alla venuta in Portogallo, sia per la ragione da lui
indicata, come per altre ragioni per le quali l'industria e il buon talento
di Colombo sarebbero stati necessari, il Re mostrava desiderio e piacere che
ciò avvenisse e prometteva, inoltre, usargli un trattamento di cui non
avrebbe avuto a dolersi. Infine, lo assicurava di non avere alcun timore
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