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scrisse il suo viaggio lega per lega su di una Carta manna che presentò
al Re. Cose tutte alle quali io fui presente ».
La scoperta del Cabo Tormentoso o della Buona Speranza servì a raf-
forzare Colombo nell'idea della convenienza offerta dal suo progetto. Ora
aveva a sua disposizione cifre non più fantastiche, originate dall'ignoranza
della verità, ma cifre abbastanza precise - a meno che non fossero state arti-
ficiosamente alterate dal Dias - circa la lunghezza della via percorsa dai
Portoghesi per raggiungere l'estremo Sud dell' Africa e circa la latitudine
di quest'ultimo luogo. A tale distanza bisognava aggiungere ancora quella
da percorrere per risalire l'Indiano e pervenire al Paese delle spezie; quindi,
il Nostro aveva motivo di lusingarsi che, questa volta, re Giovanni II
non avrebbe avuto dubbi o perplessità nell'accogliere il suo progetto, perchè
l'evidenza e la convenienza di esso saltavano agli occhi di chicchessia. Ma,
non fu così.
Il Re vedeva, ormai, davanti ai suoi navigatori la strada libera da
ogni ingrata sorpresa o difficoltà; tutto si riduceva ad una normale navi-
gazione nell'Oceano Indiano, oceano non del tutto sconosciuto, perchè
percorso da viaggiatori portoghesi i quali vi erano penetrati dalla via del
Mar Rosso. Ormai, dunque, l'onore nazionale era in gioco e tanto valeva
che la gloria finale della scoperta della via marittima diretta per le Indie
venisse attribuita ad un portoghese, anzichè ad uno straniero.
D'altra parte, non scorgeva la necessità di avventurarsi in un'impresa
di risultato aleatorio in paraggi, non diciamo mal noti, ma mai percorsi
e, presso i competenti, i quali consigliavano il monarca, dovette prevalere
il criterio che non convenisse « lasciare il certo per l'incerto », anche nella
considerazione d'un percorso relativamente più breve, ma che nessuno
aveva mai tentato e per cui ignoravasi quali rischi, pericoli e difficoltà
potesse presentare. Risultato: nulla da fare!
Era una risposta dal tono reciso e che non ammetteva ulteriore ripresa
di trattative. Dal confronto con le risposte avute fino a quel momento
in Spagna, emergeva che, malgrado tutto, in quest'ultimo Stato non gli
era mai stata preclusa la via ad ulteriori trattative e riesame della fac-
cenda; quindi, prima di fare dei tentativi presso una terza Nazione, con-
veniva tornare in Castiglia e pregare quella Sovrana - non va dimenticato
che era la regina Isabella il vero organo risolutivo delle faccende dello
Stato - di troncare, finalmente, gli indugi e ogni altro pretesto dilatorio.
Ciò equivaleva a dire che la speranza dell'accettazione del suo progetto
da parte dei Reali spagnoli gli era rimasta ancora viva in seno.
Perchè, dunque, non tornare alla carica?