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vedremo a suo tempo - il capo della casata palosina dei Pinzòn, affìnchè
partecipasse alla spedizione.
In secondo luogo, ammesso pure che tale corrispondenza diretta ci
ia realmente stata, non si rivela esatta l'indicazione della persona del me-
diatore e la data in cui tale corrispondenza si sia svolta.

    Il fiorentino Lorenzo Girardi, citato ne Le historie, sarebbe stato un
agente della Casa commerciale dei Gualtierotti, che aveva una sua filiale
a Lisbona, ma il Las Casas, che conobbe personalmente ed ebbe anche da
fare con Colombo, con i di lui figli e fratelli, nella Historia de las Indias
dice che il mediatore fu un certo Birardo (Berardi), il quale sarebbe stato,
invece, congiunto di quell'altro fiorentino Zuanoto Berardi, banchiere ed
armatore in Siviglia. A chi prestar fede dei due? Nè all'uno, nè all'altro!

    Le versioni offerte da Le historie e dall'Historia possono servire sol-
tanto per smentire coloro i quali affermavano che, il progetto di naviga-
zione oceanica per Occidente, non fosse farina del sacco di Colombo e che
questi, in sostanza avrebbe carpito in Portogallo quello del Toscanelli,
attribuendosene il merito. Tanto l'una, quanto l'altra delle due fonti con-
cordano, invece, nell'affermare l'esistenza di un progetto colombiano di-
stinto da quello del Toscanelli, a cui lo avrebbe comunicato, per mezzo
della picciola sfera, per averne autorevole conferma.

    La versione oggidì più accreditata presso gli storici colombiani e della
Scoperta è la seguente. La lettera e la Carta navigatoria inviate dal Tosca-
nelli alla Corte portoghese non ebbero la fortuna d'essere prese in seria
considerazione e, senza alcun'altra formalità, passarono agli Archivi, ma
la cosa era a conoscenza, non solo del canonico Martins e del re Alfonso V,
bensì di tutte le persone competenti ed elette che componevano quel Con-
siglio della Corona e che illuIIl:inavano il Sovrano circa le spedizioni di
scoperta.

    Vero è, che erano tutti quanti vincolati al mantenimento del secreto
e che in quell'epoca non era facile violarlo senza incorrere in severe san-
zioni, specie poi per i secreti attinenti alle esplorazioni geografiche a scopo
politico e commerciale, ma nel 1488, ossia a I4 anni di distanza dall'invio,
molta acqua era passata sotto i ponti e si poteva ritenere che, dopo il lungo
abbandono nei patri Archivi, il progetto toscanelliano avesse perduto d'in-
teresse e che non si tradisse più un secreto, discutendone a titolo di curio-
sità ed anche per semplice citazione di precedenza nel tempo.

    È umano che Colombo, dopo il rigetto definitivo del proprio progetto
da parte della Corte portoghese, abbia lamentato con qualcuno della stessa
Corte o del Consiglio della Corona, l'incomprensione dell'evidente van-
taggio che tale suo progetto - così egli fermamente riteneva - presen-

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