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riparo dalle trombe marine
ccia raggiungere dalle tempeste.
era il rituale marinaro, che si ripeteva ogni giorno
tempo. E ora torniamo agli eventi veri e propri
o.
embre, giorno in cui l'ultima terra scomparve al-
Colombo decise di tenere una stima reale della
per sé è di farne una falsata a uso dell 'equipag-
do da non spaventare gli uomini con distanze
ndi dalla terra. In effetti, a causa di quella sovra-
quale abbiamo accennato in precedenza, la « fal-
minazione della posizione era alla fine più corret-
a da lui considerata « vera»!
i primi dieci giorni, e cioè dal 9 al 18 settembre,
rientali soffiarono stabilmente e la flotta coprì
a marine verso ponente. Questa fu la luna di
viaggio. Que era plazer grande el gusto de las ma-
sse Colombo nel suo giornale di bordo. Questa
e va dritta al cuore di chiunque abbia navigato
ei; rievoca la bellezza dell'alba, delle nuvole e
colorate di rosa, l'odore della rugiada che si
ponte e qualcosa che Colombo non poteva ave-
a tazza di caffè del mattino. Poiché le sue navi
mite settentrionale della zona degli alisei di nord-
venti increspano appena la superficie dell'acqua,
tranquillo e l'aria, notava il capitano generale
e, era « come l'aprile in Andalusia; mancava sol-
nto dell 'usignolo». Ma c'erano molti altri uccelli
a nave: la procellaria, che si tuffava nella scia
alla ricerca del plancton; l'uccello del nostromo,
ato - come i vecchi marinai erano soliti dire -
a coda simile a un punteruolo per funi; la frega-
lt Whitman cantava apostrofandola con: « tu, va-
aria che mai ammaini le vele »; e quando la flot-
anò dal raggio di volo di questi uccelli, presero
agnarla i grandi labbi. Durante questo periodo la
ntrò la prima distesa di sargassi, o erba del gol-