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per la flotta in previsione dell'arrivo di un ciclone. Suggeri-

va inoltre al governatore di trattenere in porto tutte le navi e

di rinforzare gli ormeggi. Stoltamente, Ovando non solo di-

sdegnò l'avvertimento e la richiesta, ma accompagnò la let-

tura ad alta voce del messaggio con ironici commenti

sull'« indovino» che pretendeva di predire il corso dei ven-

ti. Senza tenere in alcun conto le prudenti indicazioni di

Colombo, il governatore mise senz'altro in mare la flotta.

   Le navi avevano appena imboccato il canale di Mona, là
dove la costa sudorientale di Hispaniola è priva di porti,
quando il ciclone proveniente da nord-est si abbatté su di
loro. Alcune fecero naufragio, altre furono trascinate verso
la costa sottovento e sbattute contro gli scogli. Fra le navi
che si inabissarono con tutti gli uomini vi era anche la nave
ammiraglia al comando di Antonio de Torres: essa portava
Bobadilla fra i passeggeri, oltre a un cospicuo carico d'oro,
stimato intorno al mezzo milione di dollari oro. Diciannove
navi affondarono con gli equipaggi, altre sei andarono per-
dute anche se vi fu qualche superstite, quattro si misero in
salvo dietro Saona e arrivarono a Santo Domingo terribil-
mente danneggiate. La sola nave che riuscì a proseguire la
traversata e ad arrivare in patria fu la piccola Aguja, che tra-
sportava l'agente di Colombo, Carvajal, e l'oro di proprietà
dell'ammiraglio che questi era riuscito a strappare con la
forza a Bobadilla.

   DaJ momento che alla sua flotta era stato negato il ricove-
ro entro il fiume Ozama, Colombo decise di cercare riparo
presso la foce del Rio Jaina, a ovest di Santo Domingo e re-
lativamente vicino. Aveva infatti capito, con una valutazio-
ne estremamente precisa, che l'uragano sarebbe passato at-
traverso il canale di Mona e lungo la costa settentrionale di
Hispaniola: in tal modo il vento avrebbe soffiato al largo
delle coste meridionali, le quali avrebbero offerto riparo
sottovento alle navi. Quando cadde la notte, il vento di set-
t ntrione raggiunse il colmo della furia. Naturalmente a
quei tempi non era possibile misurarne esattamente la forza,
ma una velocità di cento miglia orarie è normale in un ciclo-
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