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Di conseguenza, non possiamo stabilire con esattezza storica la data
dell'ingresso di Colombo in Spagna, allo stesso modo come non abbiamo
potuto stabilirla per il suo ingresso in Portogallo.
Delle vicende colombiane succedutesi durante i primi tempi del sog-
giorno nella nuova terra ospitale, sebbene note in maniera frammentaria
e confusa, pure un biografo miscredente potrebbe giudicare che il Caso
o il Destino vi abbia messo dentro il proprio zampino, oprando uno dei
più brillanti giochi, mentre un biografo credente direbbe, senz'altro com-
mento, che la Divina Provvidenza pose in opera una delle Sue benevoli
disposizioni per favorire un figliuolo diletto.
Certo che vi è qualcosa di molto sorprendente nel modo con cui
questo povero ed oscuro straniero, piombato in Spagna in un momento
di grandi preoccupazioni nazionali ~ dato che la Spagna era impegnata
più che mai nella secolare lotta per la liberazione dai Mori e, anzi, ora
che il dominio moresco era ridotto ai minimi termini, era decisa di con-
durla vittoriosamente a termine - sia riuscito ad avvicinare, in un tempo
relativamente breve, altissimi prelati, alti funzionari dello Stato, dignitari
della Corte e giungere persino ai piedi del trono.
Alcuni biografi pensano che, ad imprimere il primo impulso, a dare,
insomma, il primo avviamento alla catena delle amicizie e delle benevoli
protezioni, sia stato l'elemento genovese, il quale a Siviglia, come già a
Lisbona - l'abbiamo già rilevato - deteneva, assieme ai fiorentini, nelle
proprie mani la banca e l'intero commercio della Nazione, per la qual
cosa si trovava in frequenti ed ottimi rapporti con le persone più qualifi-
cate nel campo della Religione, del Governo, della Pubblica Amministra-
zione e, persino, della stessa Corte.
Molti altri biografi, invece, ritengono, e forse non s'ingannano, specie
se la via d'entrata di Colombo in Spagna s'era iniziata da Palos, che il
primo impulso alla grande macchina delle relazioni d'amicizia o d'intro-
duzione presso futuri protettori, sia dovuto ad oscuri ed umili fraticelli
militanti nel benemerito Ordine del Serafico San Francesco.
E non è, infine, improbabile che, se quest'ultimi agirono fin dal primo
momento, quegli altri abbiano potuto collaborare in seguito, perchè c'è
da pensare che il Genovese, pur di raggiungere lo scopo prefissosi di sot-
toporre, cioè, il proprio progetto ai Sovrani ed ottenerne 1'accettazione o,
in mancanza, di rivolgersi a qualche ricco e potente signore, il quale con-
sentisse di porre l'impresa sotto il proprio patronato, non avrebbe trala-
sciato di utilizzare anche quell'altro fruttuoso campo.
Pertanto, tutti i nomi che la tradizione e gli storici fanno per desi-
gnare le eccellenti persone che sarebbero intervenute nelle prime vicende