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pugnalato di propria mano il capo, il proprio cugmo e cognato Duca di
Vizeu (23 agosto 1484).

    Diciamo subito che non sembra probabile nè la prima, nè la seconda
ipotesi.

    Bisogna ricordare che a Lisbona la banca, il commercio e gran parte
dell'armamento navale erano nelle mani di Case genovesi e fiorentine e
Colombo avrebbe avuto una pessima idea se, a cagione dei propri debiti,
si fosse trasferito nella vicina Spagna, dove le medesime Case avevano, del
pari, specialmente a Siviglia, le loro filiali ed i loro agenti. Sarebbe come
dire: peggio il rimedio del male!

    Se, poi, Colombo fosse stato associato alla fazione contraria a re Gio-
vanni II, vendicativo e sanguinario com'era, malgrado la vernice di signo-
rilità e cortesia, non gliela avrebbe perdonata tanto facilmente, non solo,
ma ciò si renderebbe inconciliabile con l'invito a tornare in Portogallo,
che lo stesso sovrano gli rivolse in una lettera del 20 marzo 1488, lettera
in cui lo chiama nostro amico particolare e gli esprime il desiderio di
poterne riavere l'intelligente collaborazione.

    Nel 1488, dati i progressi che negli ultimi anni l'esplorazione della
costa africana aveva raggiunto (eravamo ormai alla vigilia della scoperta
del Capo di Buona Speranza), le conoscenze di Colombo limitate al primo
tratto estendentesi dal Rio de Ouro a S. Giorgio de la Mina, erano supe-
rate, e di molto, e il sovrano, dando prova di clemenza, poteva perdonare
la fuga di questo pilota, avvenuta tra la fine del 1484 e il principio del 1485.

    Ad ogni modo, è bene avvertire che tutto quanto abbiamo esposto
adesso, circa la fuga del Genovese dal Portogallo e ai motivi che l'abbiano
determinata, non è che un'ipotesi, logica quanto si vuole, ma ipotesi,
collegata col fatto storico del viaggio clandestino della caravella porto-
ghese verso Occidente, riportato dal Da Barros, e con l'invio di Bartolomeo
Colombo in Inghilterra.

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