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Re Giovanni, che da quell'orecchio non ci sentiva - perchè, a lui, la
navigazione attraverso l'alto Oceano appariva quale una pazzia o cosa
che rasentasse il suicidio - per toglierselo d'attorno con ipocrita benignità,
nominò una Commissione di esperti, una specie di Sinedrio, il quale
avrebbe dovuto esaminare le basi scientifiche su cui fondavasi il progetto
colombiano ed esprimere il proprio illuminato parere.
2 • Prima delusione e fuga in Spagna. - Il Sinedrio che doveva esa-
minare il progetto del Nostro era presieduto dal Vescovo di Ceuta e di
Vizeu, Dom Diogo Ortiz de Vilhegas, detto Calçadilla dalla sua città
natÌa, teologo, matematico e cosmografo, che ricopriva a Corte la carica
di Grande Elemosiniere ed era persona molto fidata del Re. Facevano,
inoltre, parte della Commissione il celebre astronomo e cosmografo ebreo
Mestre Josepe Vizinho, allora residente in Portogallo, e il medico di Corte
Mastro Roderigo, pur esso intenditore di cosmografìa e d'astronomia.
Risultato dell' esame: picche!
La Commissione non si era lasciata convincere dalle ragioni addotte
Genovese ed aveva respinto, senza remissione alcuna, il progetto.
Questa inattesa delusione - la prima ch'ei provasse nel vagheggiato suo
campo di azione - lo aveva profondamente addolorato, perchè si trattava
di un parere espresso, per così dire, dalla scienza ufficiale di quella Na-
zione, nella quale aveva fondatamente sperato, per il fatto che essa era più
"ogni altra protesa verso gli scoprimenti di terre.
Che cosa avrebbe potuto sperare da altre Nazioni, se tre cosmografì di
quella portata, appartenenti ad un Paese che era allora alla testa dei popoli
navigatori, gli avevano chiuso la porta in faccia?
E qui assistiamo ad un atto nefando della malafede portoghese.
Il Vescovo e teologo Ortiz sarebbe, forse, rimasto straordinariamente
impressionato dalla fervida maniera con cui Colombo sosteneva il proprio
punto di vista e dalla prontezza con la quale rispondeva alle obbiezioni
che gli venivano mosse, anche se gli avversari mostravano di non lasciarsi
convincere e, riferendo al Re l'esito del convegno, avrebbe quasi certa-
mente insinuato l'idea che, in base alle notizie, ai dati e alle informazioni
carpite al Genovese durante il colloquio, si dovesse tentare di profìttarne
con la massima secretezza, di maniera che l'eventuale successo dell'impresa
sarebbe stato assicurato ad un connazionale, anzichè ad uno straniero.
Il fatto certo è che, dopo pochissimo tempo, una caravella armata in
tutta fretta - è lo storico portoghese Da Barros che lo riporta - con la
scusa d'approvvigionare « quelli delle isole del Capo Verde l), partiva con