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viaggio, per finire alla inesplicabile epidemia scoppiata a bordo in maniera
così cruenta, da non risparmiare alcuno, nonchè al luogo d'incontro del
misterioso pilota con Cristoforo Colombo.
Las Casas, Oviedo y Valdez e Lopez de Gomara, primitivi storici ame-
ricanisti di grande fama, non seppero resistere alla tentazione di ripor-
tarla, intercalandovi, per fortuna, eccetto il Gomara, numerosi si dice e
avvertendo di non volervi prestar fede. Il Las Casas, anzi, spiegò di averi a
sentita raccontare nel 1502 all'isola Spagnola (Haiti).
c) Il perfezionamento della propria esperienza nautica. ~ Qualche
altro biografo asserì che Colombo trovò in Portogallo non la nozione
delle terre occidentali, ma una serie di ragguagli d'ordine pratico e la
possibilità di perfezionare la propria esperienza nautica. Prima d'accettare
un'ipotesi del genere, bisognerebbe fare una precisazione: se per serie di
ragguagli d'ordine pratico, cioè idonei all'arricchimento della propria espe-
rienza nautica, s'intendono quei particolari fisici inerenti alla conoscenza
migliore d'un ambiente marino, che non era più quello percorso nei verdi
anni giovanili, e cioè il relativo regime dei venti, delle correnti, della sta-
gione più propizia per navigarlo, delle distanze e delle rotte tra la terra-
ferma e le isole e simili, si potrebbe convenire nella probabile aderenza
della formulata ipotesi alla realtà. Ma, se si vuole alludere all'apprendi-
mento di particolari metodi navigatorl più evoluti di quelli che gli erano
noti e abituali, allora si cade nel fantastico, perchè Colombo, in tal campo,
nulla aveva d'apprendere dagli altri e, tanto meno, dai Portoghesi.
d) Gli indizi locali. - La tradizione si sbizzarrisce nel sostenere che
Colombo trovò, altresì, in Portogallo alcuni indizi rivelatori del mistero
dell'Oceano, sia negli abitanti delle isole, sia nei naviganti, indizi capaci
di rafforzare la sua fiducia nell'esistenza dell'altra sponda dell'Atlantico,
cioè dell'India asiatica, a distanza relativamente breve.
In questo campo degli indizi rivelatori non si può essere severi, perchè
esso, oltre ai fatti che, data la loro inverosimiglianza, debbono essere scar-
tati, ne raccoglie parecchi altri che, viceversa, possono avere probabile
rispondenza nella realtà e sono perciò accettabili.
Certo che non si può accettare il racconto in cui si afferma che un tale
Antonio Leme si sia inoltrato con la sua caravella a Ponente di Madera
e che vi abbia notato tre isole, perchè appare strano come, in quel tempo
dominato da intensa febbre esplorativa, il Leme non abbia tentato di ap-
prodarvi. Nè, parimenti, si può accettare il racconto di Fernam Dominguez
de Arco, il quale asseriva scorgere tutti gli anni da Madera una terra sempre
nella medesima direzione, per cui s'era deciso di chiedere a re Giovanni II
una caravella per andarne alla scoperta.
6 - BIGNARDELLI.