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tazione - che noi abbiamo definita pregiudizievole - della genuina
gloria dell' Avo. E questo richiamo delle varie benemerenze colombiane
alla memoria dei contemporanei mirava, verosimilmente, a rialzare il
prestigio della casata, prestigio che, a causa della pessima condotta e dis-
solutezza di Don Luis, era caduto molto in basso, meritando la disistima
del Monarca, della Corte e dell'intera Nazione spagnola.
Tali ipotesi potrebbero spiegare anche il perchè della pubblicazione
de Le historie avvenuta fuori di Spagna, mettendo a profitto il forte senti-
mento nazionalista dei Liguri, il quale avrebbe giustificato la pubblicazione
dell'opera apologetica del loro Compatriota e saputo compensare, più e
meglio d'ogni altro, la cessione del manoscritto.
Il fatto che nella Historia del Las Casas si riscontrano brani che col-
limano esattamente con alcuni del testo de Le historie, potrebbe trovare
la sua spiegazione nella circostanza che il frate domenicano ebbe per
alquanti anni in custodia presso di sè le carte, i memoriali e gli appunti
lasciati da Don Fernando, materiale tutto che passò di diritto in proprietà
di Don Luis, dopo che costui nel ISSI fu investito della dignità di Terzo
Ammiraglio.
Ma, neppure l'opera di Las Casas è esente da mende, sia perchè il
religioso spagnolo, avendo perduto le proprie carte e i propri appunti
nelle lunghe peregrinazioni, nei disagi e nelle avversità della sua vita, si
accinse a scriver l'opera nell'avanzata età di 76 anni, affidandosi alla me-
moria che, per quanto prodigiosa, doveva risentire l'indebolimento della
vecchiaia; sia perchè, difettando egli di senso critico, accolse nel proprio
lavoro notizie disparate, senza controllarle e rinunciando così a sceverare
il vero dal falso, l'autentico dall'apocrifo.
De Le historie, apparse a 32 anni di distanza dalla morte del presunto
autore (1539), non si è mai rinvenuto il manoscritto originale spagnolo,
che pur dovette essere portato in Italia fra il 1568 e il 1570 da Don Luis
Col6n, onde cederlo al patrizio genovese Baliano de' Fornari, medico,
protettore e benefattore dell'Ospedale Pammatone della Superba, proba-
bilmente conosciuto per la mediazione di mercanti liguri.
Il De Fornari, non avendo riguardo alla sua avanzata età di 70 anni,
si recò nel rigore dell'inverno a Venezia, allora centro editoriale di pri-
maria importanza, per fare stampare l'opera in italiano, nonchè in spa-
gnolo e in latino (poi, non più eseguite) e affidando la cura dell'edizione
al professore Giuseppe Moleto dell'Università di Padova.
È, soprattutto, strano che Don Fernando, il quale registrava e catalo-
gava scrupolosamente i manoscritti propri e le opere altrui prima d'intro-
durle nella Biblioteca da lui fondata in Siviglia per accogliere, oltre ai