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Sommo Fattore dell'Universo e che, a sua volta, egli aveva potuto ripar-
tire a chi meglio eragli piaciuto.
E fra tutte le frasi che sottolineavano la vasta opera ispiratagli dal
Signore di tutti gli uomini - come Colombo lo definisce nel racconto
dell'accaduto - ce n'è una, che emerge vieppiù, perchè accenna alla vit-
toria sull'Oceano, a ciò che, insomma, doveva costituire la sua gloria mag-
giore e imperi tura : « ... delle barriere dell' Oceano, ch' erano serrate con
catene così forti, Egli ti diè le chiaoi »)
Quando rinvenne dal suo stato di apprensione e d'abbattimento, si
sentì profondamente sollevato e sperò nella Bontà Divina, convinto che
tutte quelle sofferenze non sarebbero state vane. L'Adelantado era, nel
frattempo, riuscito a liberarsi dall'assalto degli Indiani, il luogotenente
Diego Mendez era riuscito a portare dei viveri sulla Capitana e, finalmente,
anche il tempo, dopo nove giorni, s'era rimesso al bello, permettendo
all'Ammiraglio di uscire dal fiume maledetto e di dirigere verso l'Espa-
fiola. Era la notte di Pasqua del 1503 che in quell'anno cadeva il
16 aprile.
Ormai l'armatella era ridotta a due sole caravelle: la Capi tana e la
Santiago de Palos, entrambe in pessime condizioni. L'Ammiraglio ci fa
sapere che erano marcite, corrose dalle teredini, con le carene sforac-
chiate da sembrare un favo d'api. A Belen aveva dovuto abbandonare
la Gallego, mentre la Vizcayna era stata già abbandonata in precedenza
presso Puerto Bello.
100. L'inferno della Giamaica. - A vendo navigato con rotte verso
Nord, il 13 maggio l'Ammiraglio giungeva nella « regione di Mango,
prossima a quella del Cataio » (sic) o, per meglio dire, atterrava nella
parte centrale della costa meridionale di Cuba (paraggi dell'odierno vil-
laggio di Trinidad), e di là partiva, poi, per l'Espafiola, avendo soprattutto
cura di non addentrarsi nel dedalo d'isolotti, da lui detto [ardines de la
Reyna. Se non che, il cattivo tempo e lo stato delle navi, l'obbligarono a
poggiare verso la Giamaica, dove giungeva verso la fine di giugno.
Le navi non si reggevano quasi più a galla, gli equipaggi con le varie
pompe in funzione e con l'ausilio di secchie recate a mano, non riuscivano
negli ultimi giorni ad estrarre tutta l'acqua imbarcata attraverso i fori e
le sconnessure del fasciame e fu un vero miracolo se le due cara velI e su-
perstiti riuscirono a toccare ancora la terra in un punto della costa setten-
trionale dell'isola (Porto Buono, oggi Rio Bueno Harbour, presso Dry
Harbour-). Ma, essendo il luogo deserto e privo d'acqua potabile, le navi
vennero condotte, con grandissima fatica per gli equipaggi, in una insena-