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la dama di Corte Dona Juana de Torres era stata nutrice dell'Infante Don
Juan e, perciò, persona molto vicina ed intima della Sovrana. Essa era
sorella di Don Antonio de Torres, comandante in sottordini della flotta
della seconda spedizione colombiana.
Ora, per la grandissima influenza di cui la De Torres godeva nell'am-
biente della Real Famiglia, avrebbe potuto giovare notevolmente alla causa
che stava a cuore dell'Ammiraglio e, distruggendo il fitto ordito di calunnie
in tessuto a di lui carico, dargli modo di debellare i propri nemici.
Da Cadice, perciò, senza frapporre indugio alcuno, Colombo le scrisse
una lunga lettera permeata di profonda melanconia e, dato lo stato d'animo
dello scrivente, alquanto disordinata nell'esposizione dei fatti, ma schietta-
mente sincera. Certo che essa appare un miscuglio di viva indignazione
e di suprema rassegnazione, di affermazioni di ferito amor proprio, quasi
orgoglioso senso, e di concetti di evangelica umiltà, ma non si può negare
che essa sia - come abbiamo testè detto - schiettamente sincera e che
dal suo complesso spiri una certa aria di grandezza.
È, insomma, il grido di un animo consapevole d'avere reso alla Na-
zione spagnola e all'Umanità servigi per i quali non esisteva bastevole ri-
compensa o premio e, nel tempo stesso, di un animo esulcerato per le
immeritate ingiustizie patite, ma che, pur tuttavia, confida pienamente in
Colui il cui soccorso giunge sempre tempestivo, affìnchè l'innocente non
soccomba sotto il peso della più spietata iniquità.
Prima ancora che venisse recato da Cadice al Fonseca, in Siviglia, il
voluminoso incarto processuale e i dispacci del Bobadilla riguardanti i
Colombo, e che l'Ordinatore Generale della Marina potesse, a sua volta,
trasmetterli ai Sovrani, i quali risiedevano allora a Granata, "Nhdrea Mar-
tin provvedeva, col mezzo di un rapido corriere di sua assoluta fiducia,
a fare recapitare la lettera di Colombo a Dona Juana de Torres, di maniera
che quest'ultima potesse agire sull'animo della Sovrana, prima ancora che
le pervenissero da parte del Fonseca i rapporti e l'imbastito processo del
Bobadilla.
Ben presto, difatti, giungeva a Gonzalo Gomez de Cervantes, conse-
gnatario dei tre illustri prigionieri sbarcati dalle caravelle, l'ordine reale
di rilasciarli immediatamente in libertà. La Regina faceva, contempora-
neamente, recapitare all'Ammiraglio una sua lettera, che aveva fatto con-
trofirmare anche dal Re, in cui si deploravano le atroci sofferenze arrecate
alla di lui persona e alla di lui dignità, interpretando gli ordini reali in
assoluto contrasto con le intenzioni e i sentimenti che li avevano suggeriti.
La Sovrana, inoltre, lo invitava a raggiungere al più presto Granata,
assieme ai suoi fratelli, perchè sarebbero stati ricevuti in pubblica solenne