Page 278 - merged
P. 278
Anche su questo punto si fantasticò parecchio e non è dato dire, per
mancanza della prova, quanta verità si celi in certe « voci »che circolarono
sul riguardo.
Don Francisco Bobadilla era fratello della bella Marchesa di Moya,
Dona Beatriz Bobadilla, ammiratrice e protettrice di Colombo. Ora, sia
che fosse vera o non vera la storiella d'una pretesa relazione amorosa fra
il Grande Genovese e la bella amica della Regina, è probabile - così vo-
gliono le dicerie :- che l'eco degli immancabili pettegolezzi di Corte, per-
venuto anche all'orecchio del borioso e tracotante Commendatore, lo abbia
invelenito e mal disposto verso quel dongiouanni da strapazzo, tanto da
fargli accarezzare il proposito di vendicare comunque l'affronto arrecato
all'onorabilità del proprio casato e alla reputazione di Don Andrea de Ca-
brera, suo cognato.
Certo che questa diceria potrebbe, in effetti, costituire una spiegazione
probabile dell'inaudita crudeltà spiegata dal Bobadilla nel fatale incontro
col Dominatore del Mare Tenebroso, non solo, ma potrebbe, altresì, lasciar
sospettare che l'incontro non fosse stato casuale, ma desiderato e procu-
rato dal Bohadilla l
90. L'Ammiraglio, in catene, riattraversa il suo Mare! La lettera a
D. Juana de Torres. - È pura leggenda che, durante il triste e inglorioso
ritorno in Spagna, i fratelli Colombo abbiano subito offese, dileggi e, tanto
più, maltrattamenti, perchè risulta accertato il contrario.
Staccatesi le navi dal lido dell'Española, lontane, ormai dagli occhi
del nefando e vendicativo Bobadilla, esse non erano più soggette al con-
trollo di alcuno e il Comandante, la massima autorità di bordo dopo Dio,
avrebbe potuto agire a suo bell'agio. Ma, nè Alonzo de Vallejo, nè Andrea
Martin, padrone de La Gorda, nè gli altri uomini di bordo, mancarono
del minimo riguardo alla persona dell'Ammiraglio e, anzi, si puòaffer-
mare che tutti e tre i prigionieri furono trattati col massimo rispetto.
S'è già detto dell'intenzione del Vallejo di liberare il Grande Marinaio
dalle catene, perchè tale vista gli cagionava viva sofferenza, e del rifiuto
opposto dall'Ammiraglio, il quale, col propostogli alleviamento veniva a
sottrarsi - così diceva lui - al rispetto degli ordini dati dal rappresen-
tante dei Sovrani, certamente in loro nome. L'indipendenza della nave e
la libertà di questa sull'Oceano non dovevano costituire pretesto per con-
travvenire all' obbedienza dovuta agli ordini reali!
Il viaggio fu abbastanza rapido e, all'arrivo a Cadice, Andrea Martin
rese al Grande Genovese - come tosto diremo :- il più segnalato servigio
che, in quel momento, potesse desiderare. E qui bisogna premettere che
277