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Diresse, quindi, verso Ponente, passò davanti al funesto luogo de La
Navidad e all'Isola della Tortuga, rivide il porto di S. Nicolao, di là volse
all'estremità orientale di Cuba, che egli aveva battezzato Alpha y Omega
(Principio e Fine) e seguì per un buon tratto la costa orientale di quella
terra, scoprendovi la magnifìca baia di Guantanamo.

    Giunto nei paraggi del Capo Tarquin, abbandonò la costa cubana e
diresse a Sud, scoprendo il 5 maggio un'isola dalle alte montagne, detta
dagli indigeni Yamaye e da lui battezzata Santiago.

    L'Ammiraglio confìdava di trovarvi quella grande quantità di oro che
gli indigeni delle Lucaye e di Cuba, interrogati fìn dal tempo del suo primo
viaggio, gli avevano vantato di esservi colà. Viceversa, vi trovò, dapprima,
l'ostilità dei nativi, i quali volevano impedirgli di sbarcare, per il che fu
costretto a fìaccarne le intenzioni con un'azione di forza eseguita in loro
danno da tiri di balestre e di bombarde; poi, stabiliti i rapporti amichevoli
e scambiati reciproci doni, apprese non esservi nell'isola alcuna traccia d'oro!

    Costeggiata per un po' l'isola in direzione di Ponente, riprese la rotta
del Nord, andando ad incontrare di bel nuovo la costa orientale di Cuba.
Seguì, poscia, questo litorale in direzione di Ponente, pervenne al Capo
Cruz e, doppiatolo, penetrò in un mare dal colore biancastro, colore deter-
minato dalla natura gessosa del fondo, nonchè cosparso d'innumerevoli
isolotti piccoli e piccolissimi, che emergevano dalle acque marine come
tanti ciuffi di verdura separati da tortuosi canali e canalicoli, i quali davano
la sensazione di girare in mezzo a viali di un ameno giardino.

    Colombo li battezzò, appunto,Jardines de la Reyna (Giardini della
Regina), e proseguì ancora verso Ponente, approdando qua e là sulla costa
cubana e chiedendo informazioni, per mezzo dell'interprete nativo di Gua-
nahani (Diego Colombo), circa la natura di quella terra e la presenza
dell'oro.

    Inoltratosi di parecchio verso Ponente, il linguaggio dell'interprete lu-
cayano fìnì per non essere più compreso dai nativi, ed allora si fece nuo-
vamente ricorso al linguaggio della mimica, causa, purtroppo, di frequenti
equivoci. Chiedendo agli indigeni di Ornofay notizie delle terre dislocate
in direzione d'Occidente, scappò loro detto il nome Magon, come di re-
gione in cui c'erano degli abitanti vestiti.

    Non ci voleva altro per far dire all'Ammiraglio che quel nome lo pro-
nunciavano male, ma che, invece, si trattava di Mango, la provincia tar-
tara a Sud di quella del Cataio, pure descritta da Marco Polo. Si era,
quindi, non lontani dai domini del Gran Can e, forse, navigando alquante
leghe più in là, si sarebbero trovate popolazioni più civili e in relazione
col resto del mondo. I soliti preconcetti colombiani e le solite conclusioni!

           16 - BIGl'\ARDELLI.
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