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Pur la residenza di Guacanagari e tutte le capanne del suo villaggio
erano bruciacchiate e deserte. Dagli ambasciatori giunti nella notte s'era
appreso che Guacanagari s'era ritirato a circa 3 o 4 leghe di distanza e
quando l'Ammiraglio vi si recò a visitarlo, perchè il cacicco gli aveva fatto
sapere d'essere ferito e di non potersi muovere per venire a trovarlo, Gua-
canagari lo ricevette affettuosamente e, piangendo, si mostrò dispiacentis-
simo di quanto era capitato agli Spagnoli.
Narrò che alcuni Spagnoli erano morti di malattia, i due luogotenenti
Gutierez ed Escobedo, non volendo più riconoscere l'autorità di Diego de
Arafia s'erano ritirati nell'interno dell'isola con molte donne, per andare
alla ricerca dell'oro.
I feroci cacicchi dell'interno, Caonabó e Mayren, li avevano uccisi e poi,
alla testa di numerosi loro sudditi, erano discesi alla costa per sorprendere
nel sonno i pochi Spagnoli colà rimasti e distruggere il fortino. E poichè
Guacanagari era intervenuto in difesa degli Spagnoli, ne avevano incen-
diato il villaggio e la residenza e ferito lui ad una gamba.
Il dottor Chanca, allora, volle, per desiderio dell' Ammiraglio, esami-
nare l'arto fasciato, nonostante la riluttanza di Guacanagari a mostrarglielo,
ma alla fine dovette cedere e così potè constatarsi che alla gamba non c'era
nulla, neppure la contusione, che avrebbe dovuto esservi se il paziente
avesse realmente riportato il colpo di ciba (pietra, sasso). Guacanagari si
limitava a strillare e ad accusare forte dolore tutte le volte che il medico
spagnolo pressava con le dita la parte indicata.
Ciò fece sorgere dei sospetti nell'animo di tutti circa la sincerità del
cacicco indigeno e la sua condotta nel conflitto. Il Vicario Apostolico Buyl
pretendeva che Guacanagari venisse imprigionato e castigato esemplar-
mente, ma l'Ammiraglio osservò che non era quello il momento più pro-
pizio e conveniente per farlo e, se mai risultasse la sua colpevolezza, la
punizione avrebbe potuto aver luogo in seguito.
Nei giorni seguenti Guacanagari si recò, finalmente, a bordo delle navi
spagnole ed avendo visto le belle indigene catturate nelle isole dei Caribi
e a Boriquen, si fermò volontieri a parlare con loro e s'intuisce che dovette
proporre loro una fuga generale, perchè, sopraggiunta la notte, mentre gli
Spagnoli dormivano, le indigene, silenziosamente, guidate dalla più ardita,
ch'era stata chiamata dai marinai Caterina, guadagnarono a nuoto la riva
e ripararono presso il luogo in cui s'era trasferito Guacanagari.
Gli Spagnoli s'erano accorti subito della fuga e avendole inseguite erano
riusciti a riacciuffare le nuotatrici meno esperte e più lente, mentre le altre
tutte, Caterina compresa, erano riuscite a prendere il volo. Recatisi da Gua-
canagari, per ottenerne la restituzione, gli Spagnoli non trovarono più nè