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quali si ripromettevano con questo viaggio di rinnovare in un bagno d'oro
gli smalti del proprio stemma gentilizio, affinchè riprendesse il perduto
splendore.
Ma, per quanto bisognosi, essi non avevano per nulla attenuato l'innata
alterigia, la megalomania proverbiale del Grande di Spagna, dimodochè,
dispregiando il lavoro e definendolo avvilente e lesivo dell'umana dignità,
non si sarebbero giammai dedicati alle fatiche di una vera e propria colo-
ruzzazione.
In altri termini, erano gente che, se pure avessero trovato nelle terre
transatlantiche il terreno cosparso di pepite d'oro, non si sarebbero sobbar-
cati alla fatica di chinarsi per raccoglierle, ma avrebbero preteso che i miti
Indiani, divenuti loro schiavi, gliene riempissero numerose ceste e gliele
portassero a bordo.
Data l'accennata mentalità, è facile prevedere quale profonda delusione
li attendesse al loro sbarco e come, individui siffatti, una volta perduta la
speranza del facile ed immediato arricchimento, dovessero tramutarsi in
altrettanti nemici acerrimi dell'Ammiraglio e denigra tori dell'opera sua,
perchè - secondo loro - aveva carpito la loro buona fede dando ad in-
tendere con le sue magniloquenti descrizioni, l'esistenza d'ingenti ric-
chezze colà accumulate!
D'altra parte, nei loro riguardi personali, era il fallimento completo
che si delineava, perchè andavano incontro anche alla perdita di quel poco
di cui potevano ancora disporre, dovendo alimentarsi a proprie spese per
tutto il tempo del loro infruttuoso soggiorno nelle nuove terre.
In questa spedizione non difettavano i « dottori della nostra Santa
Fede, acciocchè istruissero in Essa le popolazioni indigen~ ~), anzi, ve
n'erano più che a sufficienza: una dozzina d'ecclesiastici scelti fra i vari
Ordini religiosi e, persino, un Vicario Apostolico per le Indie, in persona
del frate benedettino Bernardo Boil o Buyl, personaggio che la doppiezza
di re Fernando, aveva trovato modo di sostituire all'omonimo frate Iran-
cescano, designato dal Pontefice nel suo Breve del 7 luglio 1493.
Il Boil, in partenza amico ed ammiratore dell'Ammiraglio, doveva
nelle nuove terre cagionargli ogni sorta di fastidi, di complicazioni e d'in-
tralci, rendendosi l'eco della maldicenza e il consigliere dei cospiratori!
C'era, altresì, a bordo Alonzo de Hojeda, nipote dell'arcidiacono De
Fonseca, giovane ardito e avventuroso che, in seguito, aiutato dallo zio,
doveva arrecare tanto danno al Nostro.
In compenso, non mancavano a bordo delle navi di questa seconda
spedizione colombiana molte altre brave persone e, prima fra tutte, la cara
affettuosa figura del fratello minore dell'Ammiraglio, Don Diego (Jacopo)