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Colombo, accompagnato dal suo figlioccio, a cui era stato imposto il suo
stesso nome e cognome e che era uno degli indigeni di Guanahani, battez-
zato nelle festose celebrazioni di Barcelona.

    È molto probabile che, cedendo al consiglio della Regina, l'Ammi-
raglio abbia preso con sè in questo viaggio, affidandogli le mansioni di
astronomo della spedizione, il suo vecchio e fido amico de « la Ràbida »,
frate Antonio De Marchena.

    Gli storici cadono, però, in errore allorquando affermano che facesse
parte di questi equipaggi il padrone della disgraziata Santa Maria, il pi-
lota biscaglino Juan de la Cosa.

    Colui che, pur chiamandosi [uan de la Cosa, si trovava imbarcato con
le funzioni di cartografo sulla caravella Santa Clara (ex Niña), non aveva
nulla da vedere col suo omonimo della prima spedizione. Quest'ultimo sa-
rebbe caduto in disgrazia dopo il naufragio della Santa Maria sulla costa
settentrionale di Haiti, avvenuto per sua incuria, avendo egli abbandonato
il timone della nave ad un mozzo inesperto. Era nato in Santa Maria del
Puerto, frazione di Santona e, rientrato in Spagna, avrebbe ottenuto dai
Sovrani il 28 febbraio 1494 - quindi mentre la seconda spedizione si tro-
vava nelle Indie occidentali .,- la concessione di trasportare 200 cahizes di
grano dall'Andalusia a Guipuzcoa, in compenso della nave perduta in Haiti.

    Fra gli altri, c'erano ancora: il dottor Chanca, medico capo della spe-
dizione, che doveva lasciarci una minuta relazione di questo viaggio, rela-
zione che indirizzò ai Signori del Municipio di SivigIia; il savonese Mi-
chele da Cuneo, appartenente ad una famiglia amica dei Colombo; il gen-
tiluomo Francesco de Casaus o Las Casas, padre dello storico delle Indie
occidentali (v. n. 12), amico ed ammiratore di Colombo.

    A bordo, infine, non difettavano i viveri, le munizioni e, poi, sementi
varie, legumi, cereali e piante da acclimatarsi nelle nuove terre, nonchè
animali domestici e cavalli destinati alla riproduzione. Non mancavano
neppure gli aratri e il materiale da costruzione. Era, insomma, una spedi-
zione destinata a tradurre in atto i primi elementi d'una colonizzazione.

    La Botta, lasciata la baia di Cadice e presa la rotta del Sud-Ovest,
giunse felicemente il 2 ottobre successivo alle Canarie, dove si fermò al-
quanti giorni alla fonda, per completare le proprie provviste, acquistare
altre sementi, nonchè otto maiali destinati anche loro alla riproduzione.
Quivi la Bottiglia ricevette festose accoglienze dai locali della Gomera, e
« questo fu fatto per cagione de la signora del dicto loco de la quale fu
alias il nostro signor Armirante tincto d'amore». Così scrisse Michele da
Cuneo al suo compatriotta nobile Gerolamo Annari in Savona, In una
pittoresca lettera-relazione indirizzatagli nell'ottobre 1495.

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