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per venire a quelli individuali, assegnatigli dalla sorte - al Santuario di
Nostra Signora della Guadalupa, alla Chiesa di S. Cl ara di Moguer e al
Tempio di S. Maria della Cinta di Huelva - si fermò una settimana, circa,
al Convento de « la Ràbida ». Oltre a prepararsi per l'udienza dei Reali,
desiderava dare assetto alle osservazioni fatte durante il viaggio e stendere
il programma per la successiva spedizione al di là dell' Atlantico.
70. I primi dissensi fra Spagna e Portogallo e le Bolle di Papa Ales-
sandro VI. - E, anzitutto, tornava il Grande Genovese vincitore?
Vero è, che il Gran Can non l'aveva trovato e che la lettera dei So-
vrani non l'aveva consegnata, ma in Asia c'era arrivato?
Egli nutriva la convinzione più assoluta di avere toccato terre ed isole
dell'Estremo Oriente o, per lo meno, molto prossime a Cipango e al Ca-
taio, sebbene non avesse trovato nessuna di quelle manifestazioni di v.
civile e sociale descritte da Marco Polo. Ma, se non gli fossero capitati tutti
quegli incidenti e guai che, disgraziatamente, gli capitarono, questo punto
- a sua detta - avrebbe cercato di chiarirlo in quel medesimo viaggio.
C'era, però, modo, e se lo riprometteva, di chiarirlo quanto prima, con
una seconda spedizione che i Reali avrebbero, di sicuro, approvato.
Era rimasto profondamente turbato dalla fine del colloquio avuto con
re Giovanni di Portogallo e delle ragioni affacciategli circa la illegittimità
del possesso spagnolo sulle terre di recente scoperta. Se, infatti, gli accordi
del Trattato di Toledo erano quelli che sosteneva re Giovanni II, la Spagna
avrebbe dovuto cedere ogni cosa al Portogallo e lui avrebbe perduto tutti
i benefici che le Capitolazioni di Santa Fe gli garantivano sulle terre
scoperte.
Bisognava correre ai ripari e, difatti, nella quiete claustrale de « la
Ràbida », sbocciò di lì a poco l'idea più geniale che la storia diplomatica
di tutti i tempi potesse vantare, la soluzione che doveva assicurare stabil-
mente alla Spagna il riconoscimento ufficiale d'un possesso che, per il mo-
mento, appariva tutt'altro che legittimo.
Il Trattato di Toledo del 1480 inibiva alla Spagna di navigare per sco-
prir terre « dalle isole Canarie in giù, di fronte alla Guinea». Ora, tutto
dipendeva dal significato d'attribuire a quest'espressione, e cioè: se tale
proibizione dovesse intendersi ristretta entro una zona di ragionevole esten-
sione fronteggiante la costa africana (Guinea), oppure, se dovesse inten-
dersi indefinitamente estesa dirimpetto a tale costa.
In quest'ultimo caso, che sarebbe poi stato conforme all'interpreta-
zione letterale del Trattato, Cuba, Haiti e le stesse Lucaye non c'era dub-
bio che dovessero essere cedute al Portogallo e l'espediente di avere alterato
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