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mento della necessaria separazione, perchè, ora, sulla Niña, oltre al suo
normale equipaggio ci stava l'Ammiraglio col suo seguito e i pochi Indiani,
che aveva deciso di condurre con lui in Spagna per presentarli ai Sovrani,
nonchè tutti i materiali vari che, per lo stesso scopo, aveva prelevato nelle
varie terre scoperte.
Con tutta la buona volontà, non avrebbe potuto sovraccaricarla ancora
di più, specie per un viaggio così lungo, come quello che stava per intra-
prendere per tornare in Spagna. Frattanto, la cagione di questo novello
disagio ricadeva per intero sulla diserzione del Pinzén l
Prima che venisse il giorno della partenza, tanto da parte degli Spa-
gnoli, quanto da parte dei nativi, si fece sfoggio di manifestazioni di po-
tenza e di grandezza. Guacanagari offrì un ricevimento, per così dire uffi-
ciale con intervento di altri cinque cacicchi suoi tributari, tutti ornati di
corona sul capo e che ostentavano grande sussiego. Vennero offerti altri
doni all' Ammiraglio, non esclusa qualche piastra e qualche maschera
d'oro, e tutti furono ricambiati da parte di quest'ultimo. Guacanagari in
tale occasione ebbe in regalo una collana di buone corniole e altre pietre
bellissime di vivaci colori, un'ampia veste di fine scarlatto con cappuccio,
un paio di scarpe di colore e un anello d'argento, che tanto desiderava,
avendolo visto al dito d'un marinaio.
E, poi, ebbero luogo sfilate di manipoli spagnoli in armi, una finta
scaramuccia tra marinai della nave e, infine, qualche tiro di bombarda
contro la carcassa della naufragata Santa Maria, i cui effetti fecero rima-
nere di stucco Guacanagari, dato che il proiettile, dopo avere attraversato
il fianco della carcassa, aveva proseguito la sua traiettoria al di là, cadendo
molto lontano in mare!
L'Ammiraglio profittò di questa maraviglia di Guacanagari per dirgli
che, ora, non doveva nutrire più timore dei Caniba o Caribi, perchè i
Cristiani, che lui lasciava nel fortino, lo avrebbero difeso validamente,
uccidendo con le loro formidabili armi tutti quei mortali nemici dei suoi
sudditi. Era una promessa di aiuto valido, ma, nello stesso tempo, mirava
ad infondere un salutare timore nei riguardi dei Cristiani che rimane-
vano colà.
Fu la mattina del mercoledì 2 gennaio 1493 che l'Ammiraglio, deciso
ormai a partire, scese a terra per prendere congedo da Guacanagari e per
raccomandargli i compagni di spedizione, che lasciava nel di lui dominio.
Il cacicco si dimostrò affettuoso e dolente per la partenza, specialmente
quando, dopo aver consumato assieme il pranzo d'addio nella dimora
propria, vide che l'Ammiraglio si recava all'imbarco. Quest'ultimo aveva
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