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Dopo un percorso di circa 18 leghe, scopriva un bel monte rotondo
che aveva tutto l'aspetto esteriore d'un padiglione e che da lontano sem-
brava un'isola, mentre non lo era, risultando esso congiunto alla costa
dell'Espafiola da una zona di terra molto bassa, ed al quale impose il nome
di Monte Cristo. Nei paraggi di questo promontorio si tratteneva all'àn-
cora per passarvi la notte, e al sorgere del sole faceva spiegar le vele per
girarlo anche dal lato opposto.

    A Sud-Sud-Est di questo monte e, precisamente, fra esso e una vicina
isoletta, scopriva una specie di porto per trascorrervi la notte, dato che
il vento di Levante, che si era nel frattempo levato, non gli permetteva
di navigare in quella direzione.

    Sopraggiunta la domenica 6 gennaio, l'Ammiraglio sciolse le vele per
continuare l'esplorazione della costa dell'Espafiola, costa che si rivelava
cosparsa di bassifondi, di secche e di scogli, ma ben tosto il vento girò a
Levante e la Nñia non potè procedere oltre.

    Un marinaio che si trovava in vedetta sull'albero per segnalare i bas-
sifondi al timoniere, gridò di avvistare la Pinta, la quale veniva verso la
Capi tana col vento di Levante in poppa. E poichè in quel luogo il fondo
era roccioso e non era prudente affondarvi le ancore, sia per timore che
i cavi di canapa (gòmene), non essendo allora entrate in uso le catene
metalliche, le quali vennero impiegate solo nella prima metà del secolo XIX,
potessero recidersi con l'attrito presso gli scogli aguzzi del fondo, sia per
timore d'eventuali avarie o rotture delle marre, 1'Ammiraglio retrocedette
di IO leghe fino al porto scoperto fra Monte Cristo e l'isoletta.

    La Pinta seguì la Niña in quell'ancoraggio e subito Martino Alonzo
Pinz6n venne dall' Ammiraglio, in apparenza tutto dimesso, per scusarsi
se si era involontariamente allontanato, a causa dell'erronea interpretazione
di un ordine segnalatogli, per cui in seguito perdette di vista la Capitana.

    L'Ammiraglio, che ricordava benissimo avergli fatto ripetuti segnali
di tornare indietro, sia alla luce del giorno, sia di notte col fanale, non
credette nulla di tutto ciò, pur tuttavia dissimulò il suo risentimento,
facendo forza a se stesso per non perdere la calma e per impedire che
Satana - così esprimesi nel Giornale di bordo - potesse trionfare nei
suoi continui tentativi di frapporre ostacoli all'impresa. Non bisogna di-
menticare che le due navi superstiti della spedizione erano comandate da
due membri della famiglia Pinzón e che a bordo di esse erano tutti parenti,
amici e clienti di quella casata, per cui, in rappresaglia di qualche atto
d'autorità o di forza dell'Ammiraglio, una sollevazione generale contro
di lui era probabile, con risultati non sempre prevedibili, ma che avrebbero
potuto mandare a monte ogni suo proponimento per l'immediato futuro.

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