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l'ancoraggio del Rio de Mares per recarsi ad un'isola, che gli Indiani di
bordo additavano verso Levante e che dicevano chiamarsi Babeque.
In tale isola - lasciavano intendere i detti indigeni ~ l'oro lo racco-
glievano durante la notte, sulla spiaggia, al luce delle torce e, poi, a colpi
di martello lo riducevano in verghe!
Non ci voleva altro, per riaccendere la fantasia e la bramosia dei com-
ponenti la spedizione. L'Ammiraglio, da parte sua, era combattuto tra il
desiderio di continuare a scorrere la costa cubana per accertare se lungo
tale costa esistesse qualche popolosa e famosa città, e quello di correre alla
ricerca di Babeque e farvi un bel carico d'oro per i Sovrani di Spagna.
Decise di seguire per ora la costa, ma di non perdere tempo ad entrare
in tutti i passi e foci di fiumi per esplorarne il corso; poi, avrebbe fatto
una corsa alla ricerca di Babeque.
Furono altre tappe di questa sua esplorazione costiera: la foce del Rio
del Sole, il Capo di Cuba, il Mare di Nostra Signora con la sua grande
quantità d'isolette, una più pittoresca dell'altra, che non si riusciva a
contarle, tante se ne presentavano allo sguardo, e il Porto del Principe,
situato presso l'imboccatura dell'entrata nell'anzidetto mare.
La vista di tanto rigoglio, fece supporre all'Ammiraglio che tutte quelle
isolette contenessero grandissime ricchezze, pietre preziose e spezie. Egli
usava tali laudativi nel dare notizia circa la fertilità, la bellezza e l'altezza
delle isole trovate in questo porto, da dover pregare i Sovrani di non stu-
pirsi di simili elogi, che, di primo acchito, avrebbero potuto sembrare
esagerati, ma che, viceversa, non dicevano neppure la centesima parte di
quanto meritavano che si dicesse sul loro conto.
Martino Alonzo Pinz6n fremeva. Aveva, fra l'altro, appreso dagli In-
diani trattenuti al suo bordo, che dal Rio de Mares all'isola Babeque vi
erano appena tre giornate di navigazione, quindi l'isola bramata doveva
ormai trovarsi a brevissima distanza. Perchè differirne sempre la ricerca?
Tutti quei contrattempi del suo Ammiraglio, poi, lo infastidivano e non
sapeva in verun modo giustificarli. Il suo animo di predone non poteva
comprendere tutta la sagacia di quell'osservatore profondo, e tutta la su-
blimità di quell'anima vibrante al sentimento poetico che gli ispirava la
maestosa bellezza della Natura!
Il venerdì r6 novembre, l'Ammiraglio sbarcò per piantare la Croce,
come faceva di solito nei vari luoghi, in segno di presa di possesso, e, su
di una lingua di terra, trovò due travi di grandi dimensioni, una più
lunga dell'altra e sovrapposte a guisa di croce, in modo così perfetto, che
difficilmente un falegname avrebbe potuto disporle con migliori pro-
porzioni.