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Idolo di legno
                del Taino,
                Cuba.

                 (Da M. R. Harrington).

    Il Gran Can doveva risiedere in quella regione dell'interno ricca di
oro e che avevano designato col nome di Cubanakan. Che cosa poteva
essere questo nome, se non una storpiatura del nome Kublai Can, il mo-
narca tartaro citato da Marco Polo nel suo Milione? E dire che da allora
erano trascorsi due secoli! Ma, per l'accesa immaginativa colombiana,
tutto contribuiva a rafforzarlo nel concetto di essere già pervenuto in Asia
e che, pertanto, si dovesse ora andare alla ricerca del Gran Can.

    Procedendo nell'esplorazione della costa, fu scoperta la foce di un
altro considerevole fiume e un promontorio sporgente in mare più ancora
di quello delle Palme, ma attorniato da bassifondi, E poichè il vento spi-
rava ora da Nord e la costa volgeva al Nord-Nord-Ovest, l'Ammiraglio,
non potendo proseguire in quella direzione, tornò indietro a riprendere
l'ancoraggio alla foce del Rio de Mares.

    Stabiliti, alfine, mercè la mediazione degli Indiani di bordo, rapporti
amichevoli con i nativi della costa, l'Ammiraglio potè notare che nessuno
di essi portava oro al naso, eccetto un solo indigeno, il quale aveva al
naso un pezzetto d'argento, per il che si convinse che nel paese vi fossero
miniere di tal metallo.

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