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cante entusiasmo poetico per tutte le terre scoperte fino a quel giorno, ma,
soprattutto, per quest'ultima. Tutto è inebriante: panorami incantevoli,
odori soavi e gentili, aere temperato, ricchezza d'alberi verdeggianti, vi-
vezza di colori nei fiori, canto dolcissimo degli uccellini, che non ci si vor-
rebbe mai allontanare. Insomma, le cose più deliziose del mondo, le cose
più belle che mai abbia visto!

    E traspare, altresì, un vivo rammarico, giacchè più volte si mostra
spiacente, anzi dice di provare gran pena, di non essere abbastanza esperto
in materia d'alberi e di piante, in quanto egli è certo che in tali isole ve
ne sono di molto pregio, per offrire legnami ricercati, essenze di profumi,
sostanze medicinali, materie tintorie, spezie, ecc. Ma, sopra tutte le sue
sensazioni, emerge la preoccupazione dell'oro, finora mancato.

    C'è, però, da notare una profonda differenza nelle intenzioni rispet-
tive dei componenti la spedizione e dell'Ammiraglio, giacchè i primi am-
bivano l'oro per arricchirsi e tornare in patria a goderlo, il Nostro, invece,
non lo ambiva per sè, almeno in questo primo tempo, ma per i Sovrani.
Egli, puntando sulla molla potente dell'interesse e sui benefici che sareb-
bero derivati all'intera Nazione spagnola, si riprometteva, con un buon
carico d'oro e di spezie, d'invogliarli a proseguire nello svolgimento del-
l'iniziato programma d'esplorazione transatlantica.

    E, frattanto, scriveva: « Non è mio intento visitare tutto minutamente,
che non mi basterebbero cinquant'anni per farlo, ma cerco di scoprire
nuove terre più che potrò e ritornare a vedere le Altezze Vostre, se a Dio
piacerà, nel prossimo aprile. Debbo, però, soggiungere che se troverò luoghi
dove esistano oro e spezie in quantità, mi fermerò colà fino a che non ne
abbia caricato il massimo possibile. E a tale scopo non faccio altl'o che pro-
cedere e cercare d'imbattermi in quei luoghi l).

    Prestando sempre ascolto, malgrado certe sane insorgenze della sua
mente ben quadrata, alle indicazioni degli Indiani di bordo, è affascinato
ora dall'idea di potere raggiungere quell'isola grandissima nel Sud, ricca
di ogni ben di Dio, dove si trovano navi assai grandi con tanti marinai e
che chiamano Colba, ma che lui ritiene per fermo debba essere Cipango,
di cui si raccontavano cose maravigliose e che, nelle Carte che aveva visto,
era situata in quei paraggi.

    E, poi, cercherà di raggiungere un'altra isola, che gli Indiani chiamano
Bofio e che assicurano essere molto vasta e, strada facendo, visiterà altre
isole intermedie e, a seconda che troverà oro o spezie, deciderà sul da fare.
Ma, ad ogni modo, è determinato di spingersi fino alla terraferma e alla
città di Quinsay, per dare al Gran Can la lettera dei Sovrani spagnoli, e
tornare in Europa con la risposta.
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