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« Questa gente - scriveva il r" novembre l'Ammiraglio sul Giornale
di bordo - è della stessa specie e costume dell' altra che abbiamo finora
trovata e, per quanto mi pal'e, non hanno religione ... hanno un solo e
medesimo linguaggio ... e vanno del pari interamente nudi. Credo che
tutte le terre precedentemente viste non siano che isole e che siano in
stato di guerra col Gran Can, che essi chiamano Cavila o Camì ... e che
questa che mi sta ora di fronte sia la terraferma e che io mi trovo davanti
a Zayto (l'attuale Ciuan-Ceu, nella provincia cinese del Ce-Kiang) e a
Quinsay (l'attuale Hang-Ceu, città e porto della Cina meridionale) alla
distanza di più o meno di 100 leghe dall'una e dall'altra l).
Più Asia di così?! Ma, c'è ancora dell'altro su tale riguardo.
La mattina di venerdì 2 novembre, l'Ammiraglio, profittando dei buoni
rapporti ormai stabiliti con gli indigeni di Cuba, mandò a terra due mem-
bri della spedizione, tal Rodrigo de Xeres e l'interprete Luis de Torres,
conoscitore dell'ebraico, del caldeo e di un tantino d'arabo, i quali, accom-
pagnati da uno degli indigeni di Guanahani e da un altro appartenente
al vicino villaggio cubano, dovevano recare al Gran Can un dono e la
lettera dei Sovrani di Castiglia. Lungo il viaggio, poi, dovevano indagare
se vi fossero spezie e rilevare dati e informazioni utili alle finalità della
spedizione. L'Ammiraglio li avrebbe attesi di ritorno in quello stesso
luogo, fra sei giorni.
Frattanto, egli esplorava i dintorni di quel fiume e rimaneva più che
mai estasiato dal canto degli uccellini, dalla rigogliosa vegetazione, ecc.
Vedeva all'intorno palme bellissime, diverse di quelle della Guinea e
delle nostrane, alberi di lentisco - da lui ben conosciuti nell'isola di Chio
dell'arcipelago greco :- i quali dànno un'ottima resina e giudicava che,
in quei dintorni, se ne poteva ricavare un migliaio circa di quintali
all'anno, altre piante che davano un legno simile all'aloè, grandi varietà
di specie erbose, di frutti profumati, di fiori odorosi, una grande quantità
di piante di cotone che, senza bisogno di por tarlo in Spagna, si poteva
vendere benissimo nelle grandi città del Gran Can, città che, senza dub-
bio, sarebbero state ritrovate e in altri Regni, che sarebbero felici di ser-
vire i Sovrani di Spagna. Non senza dire che a costoro si potevano anche
vendere prodotti portati dalla Spagna. Preziosa, poi, un'informazione dei
nativi di Cuba, data in presenza dei campioni di oro e di perle loro mo-
strati: laggiù, verso Sud-Est, in una terra chiamata Bohio si trovavano
in grande quantità tanto oro che perle!
Gli ambasciatori di Spagna al Gran Can, dopo aver camminato per
circa 12 leghe, erano giunti ad un villaggio più grosso, formato da una
cinquantina di capanne e dove, mercè la presentazione dei due Indiani
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