Page 15 - merged
P. 15
un solo balzo e con l'estremo rischio di perire nel tentativo, se esso non
si fosse svolto secondo le previsioni.
La scoperta della prima dipendeva unicamente dalla perseveranza, dote
mercè la quale varie generazioni successive, trasmettendo si l'un l'altra il
prefisso còmpito e raggiungendo via via punti sempre più avanzati sulla
prescelta via - che la navigazione costiera, caratteristica dell'epoca, si era
impegnata di percorrere per intero - avrebbero ricevuto, finalmente, col
raggiungimento della mèta ultima, il premio agli sforzi comuni. La sco-
perta della seconda via esigeva, invece, un felice connubio tra la riflessione
- che elaborava un progetto germinato da un'idea geniale corroborata
da concetti di morfologia terrestre e da credenze tradizionali d'origine
varia - e l'ardimento di un espertissimo protagonista marino, capace,
cioè, di tradurlo in effetto con l'unico balzo che le circostanze naturali
richiedevano.
s. Leggende, miti e ipotesi circa resistenza di terre oceaniche. - La
citazione di terre abitate, mitiche o leggendarie, esistenti od esistite al di
là delle Colonne d'Ercole, si trova in alcune opere letterarie dovute a dotti
e filosofi dell'antichità, mentre quella di terre abitabili giacenti nel me-
desimo settore del globo, si trova in opere della nostra letteratura, oltrechè
nella cartografia nautica dei secoli XIV, XV e, persino, XVI.
Fra le prime, sono da menzionare le seguenti terre specificatamente
indicate: l'Atlantide di Solone, isola grandissima del Mare Esterno, di
fronte al Fretum Gaditanum (Stretto di Gibilterra) - citata nei dialoghi
Timeo e Crizia di Platone (429-347 a. C.) - terra che, circa 9000 anni fa,
nel breve volgere d'un giorno e d'una notte terribile, sarebbe scomparsa
per cause telluriche sotto la superficie dell'Oceano, divenuto, in conse-
guenza, impraticabile; la Terra dei Meropi o Meropide, continente situato
verso Nord-Ovest in pieno Oceano, e del quale si trova traccia in alcuni
frammenti delle opere di Teopompo (380-320 a. C.) pervenuti fino a noi;
il Continente cronlano, bagnato da un mare quasi impraticabile, perchè
costituito da acque dense, terrose e in parte congelate per il gran
freddo, a cui Plutarco (s0-120? d. C.) accenna nella sua opera De Facie
in Orbe Lunac,
Ma, oltre alle citate terre specificatamente indicate, si sono avute cita-
zioni con indicazione molto più vaga, così: l'Anticthone, terra australe
abitabile come la nostra, ammessa da Aristotile, da Eratostene e da Cra-
tete (Il sec. a. C.); i cinguli abitabili di Cicerone (ro6-43 a. C.); le terre
indicate in forma quasi divina tori a nella Geographia di Strabone (S6 a. C.-
24 d. C.), specialmente lungo il parallelo passante per Rodi e per la Terra