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20. Abbandonati in Giamaica
IL 16 aprile 1503, domenica di Pasqua, la Capitana, la Ber-
muda e la Vizcaina lasciarono Belén, sperando di raggiun-
gere Santo Domingo per il giorno di Pentecoste. L'ammira-
glio contava di fermarvisi per provvedere alle riparazioni
necessarie alle navi e fare rifornimenti prima del ritorno in
patria. Stimando di essere molte leghe a ovest del meridia-
no di Hispaniola, e ben sapendo per esperienza che era qua-
si impossibile lottare contro gli ali sei orientali e la corrente
equatoriale, egli pensò di costeggiare la terraferma, sfrut-
tando la brezza di terra e ancorando in caso di maltempo,
fino a raggiungere un punto proprio a sud di Hispaniola, e
quindi arrivare a Santo Domingo con le mure a dritta. Que-
sta decisione da esperto marinaio non mancò di suscitare
qualche scontento tra gli uomini: i piloti infatti, con calcoli
errati, stimavano di trovarsi già a sud di Santo Domingo, o
addirittura di Puerto Rico.
Sfortunatamente, le tre caravelle erano ormai seriamente
danneggiate dalle teredini. Colombo venne biasimato per
questa negligenza, e in effetti non si capisce perché non ab-
bia portato la flotta a Cayo Largo nell'isola di Cuba o a Co-
co Solo, dove aveva già fatto carenare la Gallega, la cara-
vella lasciata a Belén. Nel suo rapporto ai sovrani l'ammi-
raglio rispose in questo modo a questa e ad altre critiche
sollevate nei suoi confronti:
Lasciate che coloro che si compiacciono di biasimare e trovar difetti
dalle loro postazioni ben riparate chiedano pure: « Perché non avete fat-
to così o così?» Vorrei che questi signori si fossero trovati in questo
viaggio; io credo poi che un altro viaggio di ben diverso genere li atten-
da, se la nostra fede non è inutile!
In altre parole, al diavolo tutti gli ammiragli in poltrona e
i navigatori da biblioteca!
Proseguendo nella navigazione lungo la costa, tutti gli
uomini vennero impiegati alle pompe o a sgottare le stive
con casseruole. La Vizcaina, ormai piena di falle, dovette