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paggi a quel che sembra furono incapaci di costruirsi un         l'is
piccolo vascello con i legni di recupero, così come furono       un
incapaci di procurarsi il cibo. La sola possibilità per non fi-  me
nire i propri giorni in quel luogo era di mandare un messag-     ad
gero a Hispaniola alla ricerca di un battello di salvataggio.    fin
                                                                 sta
   Come al solito, tutti si affidarono all'infaticabile spirito  la
di iniziativa di Méndez, il quale con grande lena si mise a
modificare la canoa indigena che si era procurato, fissando      l'am
una falsa chiglia e dei paraonde, un albero e una vela. Al       suo
suo primo tentativo fu catturato dagli indigeni di una locali-   cur
tà presso punta di Nordest; riuscito a fuggire, fece ritorno a   ver
Santa Gloria. Tentò nuovamente, ma questa volta portò con        del
sé Bartolomeo Fieschi, il capitano genovese, che acconsen-       sol
tì ad accompagnarlo a Hispaniola con un'altra canoa; inol-       per
tre Bartolomeo Colombo allestì una sorta di flottiglia di ca-    nat
noe di scorta, che protesse gli improvvisati vascelli nelle      che
acque giamaicane. Dalla punta di Nordest, dopo gli addii ai      inv
compagni, le due canoe affrontarono il canale Sopravvento.       nel
                                                                 ing
   È stato dato grande rilievo a questa spedizione in canoa      Ne
compiuta nel corso del quarto viaggio. Ma se confrontiamo        car
l'impresa con i numerosi viaggi fatti da lance di salvataggio    vas
e da zattere durante la seconda guerra mondiale, vediamo         Do
che non si tratta di qualcosa di eccezionale: appena 108 mi-     mi
glia da isola a isola, con uno scalo intermedio a Navassa, a
78 miglia, e nel mese di luglio, quando gli alisei cadono,       sap
prima della stagione dei cicloni. Tuttavia né gli spagnoli né    ser
gli indigeni erano abituati a spostamenti così lunghi su im-     nel
barcazioni di dimensioni tanto ridotte. Ognuno dei due ca-       sco
pitani aveva a disposizione sei uomini, più dieci indiani che    un
avrebbero dovuto fare tutto il lavoro. Partirono con un'as-      po
soluta bonaccia, esattamente come desideravano, e per il         era
primo giorno furono disturbati solo dal caldo. La notte rin-     qu
frescò piacevolmente, ma la mattina seguente si scoprì che       Sa
gli indiani avevano bevuto tutte le razioni di acqua a dispo-
sizione. Al tramonto del secondo giorno il morale generale
era basso, un indiano morì di sete e gli altri erano troppo
deboli per remare. Arrivò anche la terza notte, e non si
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