Page 186 - merged
P. 186
192 gno
ta.
spartì l'afflusso del traffico commerciale con Puerto Bel- ma
lo, e che venne poi saccheggiata dagli uomini di Francis ni e
Drake. La flotta rimase ferma per dieci giorni, facendo zio
qualche piccola riparazione alle navi mentre il vento conti- ma
nuava a soffiare da levante. Ancora una volta, comunque, into
Colombo perse l'occasione di stabilire un insediamento nel le s
posto giusto. suo
talm
La successiva fermata venne fatta presso un porticciolo asp
chiamato El Puerto del Retrete, che corrisponde all'attuale sta
Escribanos. La cala era così piccola che le quattro navi fu- que
rono costrette ad accostarsi lungo le rive come se fossero na
attraccate alla banchina. Per gli uomini d'equipaggio fu fa-
cile scendere a terra e recarsi nei villaggi vicini a fare qual- anc
che commercio privato sotto la protezione di un fucile: na- Pan
turalmente gli indigeni reagirono a tali abusi, e un gruppo no
di loro si raccolse sulla spiaggia minacciando gli spagnoli; la b
solo dopo che l'ammiraglio ne ebbe abbattuto qualcuno con l'av
un'arma da fuoco il raduno si disperse. del
del
Stanco di dover far fronte al vento orientale, Colombo gen
decise di ritornare a Veragua e di rincalzare il quantitativo sol
d'oro prelevato agli indigeni. Il 5 dicembre la flotta fece rag
dunque ritorno a Puerto Bello. Il giorno seguente il vento abb
girò di nuovo con brusca violenza a ponente: insomma per con
un mese le caravelle furono costrette dal vento a fare la spo- sa
la fra Puerto Bello e un punto situato presso la foce del fiu- le.
me Chagres. La corrente cambiava sempre con il vento, e mig
non c'era verso di contrastarla. Le condizioni atmosferiche imp
erano pessime. «Non dico che piovesse », scrisse Colom-
bo, «era piuttosto come se fossimo incappati in un nuovo
diluvio», con tuoni e lampi ogni volta che il vento mutava
direzione. La flotta venne anche minacciata da una terrifi-
cante tromba marina, ma essa passò senza causare danni;
l'ammiraglio l'aveva esorcizzata leggendo ad alta voce il
Vangelo di Giovanni, là dove narra della famosa tempesta
sul mare di Galilea, concludendo con le parole: «Non te-
mere, sono io ». Poi, tenendo la Bibbia stretta nella mano
sinistra, egli aveva alzato la spada al cielo tracciando un se-