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3. I popoli mediterranei estendono il proprio orizzonte geografico. -
Il monito nec plus ultra! che si pretese scolpito da Ercole sui monti Kalpe
(Gibilterra) e Abyla (Marocco) - fin dai prischi tempi ritenuti gli
estremi del mondo - per avvertire i miseri mortali che sarebbe stato loro
fatale avventurarsi oltre quella foce stretta, doveva essere violato, oltre
che nel senso delle timide rotte costiere verso Nord o verso Sud, anche
nel senso delle misteriose rotte dell'alto mare, dall'ardimento dei naviga-
tori della Nostra Stirpe, prima fra le altre a dimostrare tutta la fallacia di
quel mònito.

    D'altra parte, già da tempo s'era capito che nel preteso mònito non
c'entravano affatto gli Eroi del cielo, come affermava il mito creato in-
torno all'apertura di quella comunicazione fra il Mare Mediterraneo e il
Mare Esterno (Atlantico), ma che esso proveniva da uomini al pari di noi
(Fenici o Cartaginesi o altra ardita stirpe marinara dell'antichità), i quali
con quel pauroso avvertimento si ripromettevano di difendere particolari
interessi, dimodochè, allontanando la non desiderata, ma probabile, con-
correnza altrui, s'assicuravano la privilegiata esclusività nel percorso di
rotte verso tal uni luoghi dotati di produzioni ricercate.

    E se i naviga tori e mercanti mediterranei del Medio Evo erano stati
per lungo tempo ossequienti a tale monito, ciò era avvenuto, non perchè
fosse allor più grossa la gente umana, bensì perchè non conveniva d'af-
frontare i minacciati rischi e pericoli - ammesso che rischi e pericoli
esistessero in tutta realtà - in mari così lontani e così duri da percorrersi,
quando con minori rischi e con minore impiego di tempo, di fatiche e di
spesa, potevano guadagnare molto di più restando nel loro mare.

    Detto principio, prettamente edonistico, doveva, però, apparire in se-
guito interamente superato, in conseguenza d'un fatto storico di grande
portata politica ed economica, che concluse il periodo delle Crociate, pe-
riodo, quest'ultimo, alla cui preparazione largamente contribuirono le mi-
grazioni dei Normanni nei paesi del Sud Europa, la loro conversione al
cristianesimo e i loro successivi pellegrinaggi in Terra Santa.

    È risaputo che le otto Crociate (I096-I29I), nei riguardi politici e reli-
giosi che le avevano promosse, furono un fallimento completo, ma non lo
furono altrettanto nelle loro conseguenze economiche e morali, soprat-
tutto morali. Difatti, per le conseguenze economiche, basta dire che de-
terminarono un periodo aureo per lo sviluppo della navigazione e dei
traffici marittimi, specie nel bacino del Mediterraneo, più prossimo al
teatro della lotta e, per le conseguenze morali, apportarono un fecondo
rimescolio e affratellamento di popoli e il ridestarsi di tendenze sopite,
quali il miraggio del più facile arricchimento in paesi lontani da casa pro-
ria, la smania d'avventure, che rompeva la monotonia della vita nei

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