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trionali, dove, fra l'altro, non esistono porti o mercati, che avrebbero po-
tuto giustificare la mèta del viaggio.
Infine, appare alquanto strano come, in pieno inverno, il mare che si
stende quattrocento miglia oltre l'Islanda - pure escludendo che tale di-
stanza sia stata coperta in direzione settentrionale ed ammettendo, per
avvicinarci ad una circostanza più verosimile, che fosse percorsa in dire-
zione Est-Ovest - non sia stato trovato gelato.
Uno scienziato scandinavo (Finn Magnusen) volle porre in rilievo che,
secondo sue particolari indagini, gli risultava che l'inverno del 1477 era
stato eccezionalmente mite in Islanda, ma, tuttavia, il caso non cessa di
essere strano per località situate 400 miglia oltre Tile, nonchè per lo scopo
che avrebbe suggerito il viaggio in quei luoghi.
L'affermazione, poi, che la costa meridionale dell'Islanda giace a 73°
di latitudine Nord e non a 6 f, come vogliono alcuni, desta giustificati
sospetti. Quella costa giace propriamente a circa 63° di latitudine Nord e
non a 73° - il contrario di ciò che si vorrebbe affermare - e Don Fer-
nando, cosmografo valentissimo e massimo luminare scientifico della Spagna
in quell'epoca, non lo avrebbe detto o scritto, nè si sarebbe prestato a
corroborare col proprio riporto un dato erroneo, che avrebbe nociuto alla
cultura paterna.
Qualche biografo, che prende per oro colato tutto ciò che sta scritto
ne Le historie, ha voluto dare la versione seguente forgiata su alcune no-
tizie dedotte da documenti rinvenuti in Archivi della Liguria.
Verso il 12 dicembre dell'anno 1476 partiva da Genova una nuova spe-
dizione diretta ai porti settentrionali dell'Europa e composta delle navi
comandate dai due Commissari della Repubblica, Matteo D'Oria e Paolo
Dinegro - il che ci è già noto (v. n. 9) - nonchè di una terza nave
comandata da Benedetto Italiano. Questa spedizione, giunta a Lisbona,
avrebbe dovuto imbarcare i naufraghi dell'agosto precedente e, dopo avere
aggregato al convoglio le due navi genovesi superstiti di quello scontro,
riparatesi nell'estuario del Tago, proseguire per l'Inghilterra, completando
così il viaggio bruscamente interrotto dall'assalto dell'ammiraglio corsaro
De Casenove.
Purtroppo, tutti questi particolari storici, della cui autenticità non c'è,
quindi, da dubitare, non provano nulla nei confronti della contrastante tesi,
anche se i documenti rinvenuti a Genova riportano che le due navi soccor-
ritrici - quelle del D'Oria e del Dinegro - erano state munite di commen-
datizie per l'Inghilterra, mèta da raggiungere dopo lo scalo di Lisbona.
Difatti, pur ammettendo - in contrasto con la stessa tradizione popo-
lare :- che Colombo si sia unito a questa seconda spedizione genovese ed