Page 62 - merged
P. 62
tessuti, vini, formaggi, ecc.) che, dalle varie dichiarazioni di debito sco-
perte negli Archivi liguri, risultavano acquistati dai Colombo, padre e
figlio maggiore, necessariamente per rivenderli.
A conforto di questa ipotesi, risulta che Colombo ventitreenne, tro-
vandosi nel marzo I472 con la famiglia paterna a Savona, si dichiarava
ancora lanaio genovese. Dopo il I473, non si trovano più tracce a Savona
e ciò potrebbe convalidare l'ipotesi che fosse cominciato il periodo d'im-
barco assiduo e, forse, a tal periodo rimonta quel viaggio all'isola di Chio,
nell'arcipelago greco - l'isola ricca di mastice - da Colombo ricordata
nel suo Giornale di bordo, sotto la data del I2 novembre I492.
A bordo, Colombo, oltre a mansioni inerenti alla navigazione, potè
esercitare quelle di agente commerciale o di commesso viaggiante. I Ge-
novesi sono nati navigatori e mercanti e il detto Genuensis, ergo mercator,
esprime una grande e insopprimibile verità.
L'aristocrazia medievale genovese fu un'aristocrazia del commercio,
perchè furono tutte di mercanti le famiglie degli Adorno, dei Casana o
Cazzana, dei Centurione, dei Da Passano, dei D'Oria, dei Dinegro, dei
Fieschi, dei Giustiniani, dei Grimaldi, dei Learco, dei Monleone, dei Pes-
sagno, dei Salvago, degli Scotto, dei Soprani di Rivarolo, degli Spinola,
degli U sodimare e via dicendo. Costoro avevano necessità di loro agenti
o commessi per le esigenze del commercio con i mercati dell'estero e,
in tale veste, abbiamo supposto il giovane Colombo al tempo del leg-
gendario naufragio presso Capo S. Vincenzo (I476), mentre tale qualità
ci risulta in maniera evidente al tempo del suo breve ritorno a Genova
nel I479.
Un avvenimento di carattere militare viene, inoltre, inserito fra quelli
di carattere mercantile che si sarebbero svolti durante la gioventù del
Navigatore. È la così detta impresa di Tunisi.
La fonte è di molto sospetta, perchè si tratta, al solito, de Le historie
attribuite a Don Fernando Colombo, ma le circostanze che avrebbero
accompagnato tale avvenimento sono talmente inverosimili, da far cre-
dere che l'autore dell'opera, chiunque esso sia, escluso il dottissimo e
coscienzioso Don Fernando, abbia voluto inventare una bravata del ge-
nere, col fermo proposito di mostrare le singolari attitudini di futuro
Ammiraglio nel giovane Colombo e, quindi, predestinato a compiere
grandi imprese sul mare.
Ecco, in breve, il fatto. In epoca non precisata - ma che potrebbe
essere il I475 - Colombo s'imbarcava in qualità non specificata su di una
nave armata dal re Renato d'Angiò perchè si recasse a Tunisi per sor-
prendervi e impadronirsi della galeazza aragonese « Fernandina », che colà
60