Page 60 - merged
P. 60
-
che Colombo non fu affatto all'Università di Pavia, come pretendono
Le historie.
A tal uno fra i più appassionati ammiratori di Colombo, il nostro
schietto linguaggio potrà apparire spregiudicato e, fors'anche, irriverente,
mentre ciò è ben lungi dal nostro modo di sentire e di giudicare. È, però,
il linguaggio dello storico, il linguaggio di colui che deve astenersi dal
riportare notizie le quali non risultino corroborate dalla prova documen-
taria, e da prova documentaria autentica.
Pur nel caso in cui certe affermazioni possono riuscire oltremodo lu-
singhiere e gradite per noi Liguri, anche lo storico ligure, se vuoI conser-
varsi imparziale, non deve smentire una fra le caratteristiche più singolari
della Stirpe. È, difatti, nel concetto di tutti, che i Liguri siano gente seria,
gente che non ama le ciance e che preferisce far parlare i fatti. E i fatti
della nostra Stirpe sono quelli che sono e, soprattutto, non hanno bisogno
d'imbonitori e, neppure, di mendicare altri ipotetici meriti, da aggiun-
gere a quelli autentici, che la Stirpe e, in particolare, molti fra i suoi
illustri figli, vantano al proprio attivo.
Egli è certo che i Genovesi raggiunsero 1'eccellenza fra gli altri popoli
marittimi, sia per la loro insuperata esperienza marinara, sia per le mani-
festazioni di valore, d'audacia, di spirito d'iniziativa e d'intraprendenza,
dimostrate nei secoli.
Genova fu la più grande Nazione marinara del Medio Evo; le Carte
marine furono d'invenzione genovese e da Genova esse si diffusero in tutti
i Paesi del Mediterraneo, divenendo modelli che furono imitati pur dalla
rinomata cartografia majorchina, apparsa in secondo tempo; navigatori
liguri ritrovarono quasi tutti gli arcipelaghi atlantici (Canarie, Madera,
Azorre, Capo Verde; v. n. 3) e il primo rilievo della costa atlantica del
Marocco fu compiuti dai Genovesi che, fin dal secolo XII, la frequenta-
rono per pnmI.
La storia della Cartografia, poi, ci ha tramandato i nomi di parecchi
illustri cartografi, tutti genovesi, a cominciare da Pietro Vesconte - i cui
bei saggi risalgono al 13II - ed ai membri della sua famiglia, per venire
giù giù ad Angiolino Dalorto, Giovanni da Carignano, Battista Beccario,
Bartolomeo Pareto, Agostino da Noli, Albino Canepa, per tacere degli
Anonimi, appartenenti alla medesima terra, che pur diedero la Carta
pisana, la Carta posseduta dal prof. Tammar Luxoro, le Carte del Porto-
lano Mediceo ed altre ancora.
Basterebbero soltanto i nomi del Vesconte e del Dalorto per assicurare
a Genova la gloria di avere creata e diffusa la Carta normale, opera unica,
non solo nella Storia della Navigazione, bensì della stessa civiltà.