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senza grossi difetti. Probabilmente, fu meno adorno di virtù precoci, di
quanto gli ammiratori più sfegatati vogliono descriverlo, e migliore di
quanto i più neri detrattori vogliono farlo apparire.

    Certo che, il senso della predestinazione divina al compimento della
grande impresa, nacque e gli si sviluppò parecchi anni dopo averla com-
piuta e, precisamente, allorquando aveva provato le amare delusioni che
l'odio degli hidalgos spagnoli, nonchè l'ingratitudine e la doppiezza del
Sovrano, gli avevano riserbato quale compenso dei benefici da lui arrecati
alla Spagna e all'Umanità intera.

    Se qualcosa di raro o di prodigioso si fosse manifestato nell'adole-
scente Colombo, ciò avrebbe attirato l'attenzione delle persone a lui vicine
e, con tutta probabilità, ne sarebbe stata tramandata la memoria ai posteri,
com'è avvenuto per tanti altri geni precoci, e noi ora non brancoleremmo
nel buio.

    Lasciamo ai romanzieri e agli artisti in genere la piena libertà - ahimè,
troppo abusata - di ricamare con la loro fervida fantasia intorno alla per-
sona di Colombo in quel primo periodo della sua esistenza, interamente
vissuto nella natìa Liguria. Ma, quanti esempi potremmo citare nei ri-
guardi della sconfinata libertà dell'ispirazione artistica in contrasto con la
Storia e non sarà mal fatto riportarne qui uno fra i tanti.

    Se qualcuno dei lettori ha avuto occasione di visitare il Museo orga-
nizzato nel castello genovese di Montegalletto, che appartenne al capitano
Enrico Alberto De Albertis, navigatore, esploratore, scienziato e storico
colombiano di chiara fama, avrà certamente ammirato presso la loggia del
piano nobile la statua di Colombo giovinetto, dello scultore Giulio Mon-
teverde.

    È, senza dubbio, un'opera d'arte di grande pregio, oltre che profon-
damente suggestiva, perchè l'artista ha saputo trasfondere nel freddo
marmo il tormento d'una grande idea; ammesso che questa si sia mani-
festata in quel tenero periodo vitale del Genovese.

    Il giovinetto Colombo siede su di una colonna d'ormeggio con una
gamba sull'altra, e le sue mani, appoggiate sulle ginocchia, reggono un
libro socchiuso. È in atteggiamento di mediazione, e il suo sguardo pensoso
si perde lontano ...

    L'artista ha voluto così esprimere il sogno giovanile di un nuovo mondo
ascoso invano, il quale avrebbe travagliato e confortato Colombo sin dalla
sua prima età.

    È una idea che poteva balenare soltanto nella mente d'un artista,
perchè l'Arte può vivere anche fuori della realtà, mentre la Storia non
lo può.

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