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a Lisbona, confidasse a persona di sua fiducia - nella fatti specie a Cristo-
foro Colombo incontrato, per l'appunto, a Lisbona, ma che stava per sal-
pare per Madera - l'incarico di comprargli in quest'ultima isola 2400 e
più rubbi di zucchero.

     Cristoforo in questo documento conferma la rispondenza a verità della
commissione datagli dal mediatore Dinegro, ma quello che più importa
per il nostro argomento, è che dichiara d'essere cittadino di Genova, di

avere l'età di anni 27 circa e di dovere ripartire l'indomani per ritornare a

Lisbona. Nessun accenno al suo stato civile.
     Poichè era stato insinuato da tal uni critici stranieri, che le testimo-

nianze provenienti dagli Archivi genovesi potessero riguardare un omo-
nimo, che nulla aveva da vedere con lo Scopritore del Nuovo Mondo,
questi due documenti sventavano tali cavillose supposizioni, perchè dimo-
stravano, in piena luce meridiana, che il tessitore genovese di lana chia-
mato Cristoforo Colombo e lo Scopritore del Nuovo Mondo erano una
sola e inconfondibile persona. Non solo, ma che il genovese Colombo,
Ammiraglio del Re di Spagna, s'era prima trovato in Portogallo ed aveva
risieduto sia a Lisbona, sia nelle isole dipendenti (Madera e Porto Santo).

    d) Le testimonianze dei contemporanei e quelle della letteratura ita-
liana. - Infine, circa il gruppo delle testimonianze dei contemporanei,
c'è, anzitutto, da rilevare che Cristoforo Colombo strinse, di preferenza,
relazioni d'intima amicizia con genovesi e, altrettanto, praticarono Don
Diego e Don Fernando, suoi figli.

     Oltre i due già nominati, Antonio Gallo e Nicolò Oderigo, vanno,
altresì, ricordati Bartolomeo Fieschi, che fu compagno di Colombo du-
rante il quarto viaggio transatlantico e affettuoso assistente delle sue ultime
ore di vita, e il savonese Michele da Cuneo, suo compagno nel secondo
viaggio, ma Colombo non disdegnò neppure di legarsi in amicizia con
italiani d'altre regioni fuori Liguria, anteponendoli agli stranieri. Tipica,
quella col novarese Padre Gaspare Gorricio o Gorrizio, e cordialissima
quella con i fratelli umbri Monsignori Antonio e Alessandro Geraldini e
con l'elemosiniere di Corte Pietro Martire d'Anghiera (Lago Maggiore).

     Il lombardo Pietro Martire d'Anghiera e i predetti fratelli Geraldini,
nonchè Padre Gorrizio, lo indicarono sempre come genovese. Ed altret-
tanto fecero gli storici coevi della Penisola Iberica, a cominciare dagli sto-
rici portoghesi [oào da Barros e Damiano Goes, per finire a Frate Don
Bartholomé de las Casas, autore - come s'è già ricordato :-- della Historia
de las Indias, ad Andrés Bernaldez, curato di Los Palacios, presso Siviglia,
che l'ospitò in casa sua al ritorno dal secondo viaggio transatlantico, agli
storiografi ufficiali spagnoli Antonio de Herrera e Juan Bautista Muiioz.
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