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Tanto nell'una, quanto nell'altra di tali postille è facile scorgere, poi,
l'uso errato di consonanti semplici in luogo delle doppie, caratteristico
delle persone incolte dell'Italia settentrionale (vedi: pegio, perdete, soto,
fato, asay, invece di peggio, perdette, sotto, fatto, assaz).

    Qualche critico straniero, invece, attraverso l'esame del linguaggio spa-
gnolo usato negli scritti colombiani, ha creduto di ravvisare la presenza
di spie portoghesi. Si premette che, durante i regni di Alfonso Vedi
Giovanni II, per un complesso di ragioni d'ordine politico e letterario, la
lingua spagnola (castellana) era d'uso comune in Portogallo, talchè gli
scrittori locali usavano indifferentemente l'una o l'altra.

    Pertanto, sarebbe tutt'altro che improbabile, che il linguaggio usato da
Colombo risentisse anche influenze portoghesi, ma, da quanto abbiamo
avuto testè occasione di rilevare, non può esservi dubbio che esso presenta
sicure spie italiane o, meglio, numerosi, inconfondibili segni di deriva-
zione da forme italiane, segni che sarebbero inspiegabili negli scritti d'un
autentico spagnolo.

    In conclusione, anche quest'appiglio si è dimostrato sterile di risultati
positivi e, difatti, è riuscito soltanto a provare ... la propria inconsistenza!

                                                                                  La « Casa di Colombo»
                                                                                  a Genova.

                                                                                                           Da R. Almagià: « Gli italiani
                                                                                                           primi esploratori dell'America ».
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