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Dal piccolo porto in cui s'era rifugiato in tutta fretta, Colombo fu co-
stretto dall'aumentata violenza della tempesta a cercar riparo nel porto
più sicuro di Azua, situato a circa 16 leghe ad occidente di Santo Domingo
e, dopo avervi trascorso alquanti giorni in paziente attesa, s'era diretto al
porto, ancor più occidentale, di Yaquimo, sempre in attesa del definitivo
abbonacciarsi del tempo.
Rimessosi, finalmente, in viaggio, fu trasportato dalle correnti verso
la Giamaica, dalla quale passò a mezzogiorno, ma in quei paraggi i venti
e le correnti lo ricacciarono verso Nord e, precisamente, fra i Jardines de
la Reyna, che aveva scoperto nel suo secondo viaggio lungo la costa meri-
dionale di Cuba.
Nel suo programma, ormai, non c'era più l'accertamento della penin-
sularità, o meno, di Cuba, perchè, per lui, era una questione pacifica che
Cuba fosse terraferma e, questa volta, si proponeva di andare ad incontrare
la terraferma in un punto più meridionale di Cuba, dove supponeva che
esistesse l'ignorato passaggio.
Eppure, la peninsularità di Cuba, da Colombo affermata in maniera
così tanto solenne e strana (v. n. 76), aveva già subìto una chiara e netta
smentita, proprio dal pilota Juan de la Cosa, Mastro de hacer cartas (car-
tografo), il quale, come gli altri compagni di spedizione, aveva giurato e
firmato la famosa dichiarazione richiesta dall' Ammiraglio a tutti gli im-
barcati, per mezzo del notaio Perez de Luna; accettando la comminazione
delle severe sanzioni che sappiamo, contro gli eventuali manca tori di fede.
Orbene, Juan de la Cosa, disegnando nel 1500 nel porto di S. Maria
di Cadice, la Carta delle terre transatlantiche di recente scop~~ta, rappre-
sentava Cuba nella sua realtà insulare, infischiandosi delle pene "che avreb-
bero potuto colpirlo. Come mai il de la Cosa era riuscito a conoscere il
mistero di Cuba, tanto più che esso risulta ufficialmente rivelato nel 1508
dalla spedizione di Sebastiano Ocampo?
Si possono formulare due ipotesi: o che, fra il 1494 e il I50o, il de la
Cosa ne abbia avuto conoscenza diretta; o che lo abbia appreso da qualcuna
delle numerose spedizioni private, autorizzate o clandestine, succedutesi
nell'anzidetto periodo di tempo. Ma la trovata più furba e geniale di questa
antica Carta delle terre transatlantiche sta nella maniera con cui il carto-
grafo, interpolando una graziosa vignetta con l'immagine di San Cristo-
foro, proprio nel punto topico, evita di rappresentare la saldatura o la se-
parazione fra la terraferma scoperta nel Nord Atlantico e quella scoperta
molto più a Mezzodì.
Si oserebbe dire che, allo stesso modo come nella sua vita terrena, San
Cristoforo faceva da traghetto, in mancanza del ponte, sul leggendario