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Quivi giunti, essendo entrambi catalani, ottennero facilmente prote-
zione e credito presso l'ipocrita re Fernando d'Aragona, tanto che, poco
dopo, partì di Spagna Don Juan Aguado, investito delle funzioni di Com-
missario per indagare come stessero realmente le faccende della colonia
d'Oltre Oceano e riferire ai Reali.

    All'Española, frattanto, i tre fratelli Colombo sostenevano un'aspra
lotta coi cacicchi dell'isola, i quali, eccetto Guacanagari, che si professava
sempre amico fedele dell'Ammiraglio, si erano riuniti in lega contro gli
Spagnoli. Alla fine, però, ebbero la peggio, perchè furono sconfitti in varie
riprese e in più d'un luogo, ed anche il possente e superbo Caonabó, astu-
tamente catturato dall'Hojeda, finì prigioniero dell' Ammiraglio.

    Giunto l'Aguado all'Isabela, le cose si complicarono vieppiù, perchè
costui, mostrando la più nera ingratitudine verso l'Ammiraglio, che in
precedenza l'aveva protetto e raccomandato ai Sovrani, non prestava fede
a quanto gli esponevano i Colombo, ma, viceversa, accoglieva solo le mal-
dicenze e le accuse che i propri connazionali facevano contro i tre fratelli,
nonchè le proteste degli Indiani, vessati dalle imposizioni dell'Ammiraglio
e Vicerè di. versare oro a scadenze fisse, oro che egli intendeva accumulare
per farne periodici invii ai Sovrani, ma che le male lingue asserivano accu-
mulato per proprio conto!

    L'Aguado, raccolte un buon numero di testimonianze siffatte, suffi-
cienti, a suo modo di vedere, per imbastire un processo a carico dell'Am-
miraglio, già suo protettore, si accinse al ritorno. Si era allora ai primi di
gennaio del 1496 e un terribile uragano che investì in quei giorni l'Espa-
ñola distrusse, fra l'altro, le 4 n'avi con le quali l'Aguado era venuto all'Isa-
bela e che si trovavano all'àncora in quel porto.

    Colombo, comprendendo che la sua presenza era in quel momento
più necessaria in Spagna, dove occorreva distruggere tutto il castello che
l'Aguado avrebbe montato davanti ai Sovrani, nominò il fratello Barto-
lomeo Adelantado e gli affidò il governo della colonia per il tempo in cui
si sarebbe assentato. Fece, in tutta fretta, costruire una nuova caravella,
la Santa Cruz, sulla quale s'imbarcò poi l'Aguado, mentre l'Ammiraglio
col prigioniero, il superbo cacicco Caonabó, assumeva il comando dell'unica
nave rimasta indenne dalla furia dell'uragano e che, convenientemente rad-
dobbata, veniva armata per varcare ancora una volta l'Oceano. Era la vec-
chia, gloriosa, fedele Santa Clara (ex Niña)!

    Il IO marzo 1496 le due navi lasciavano l'Isabela e, dopo una navi-
gazione non scevra di singolari vicende - correnti e venti contrari, pe-
nuria di viveri, morte dell'orgoglioso Caonabó, tentativo di rivolta del-
l'equipaggio per sopprimere gli Indiani di bordo, reputati bocche inutili,
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