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Sembrava che per Colombo dovesse ora suonare l'ora decisiva. La
guerra, la secolare guerra contro i Mori, era alfine cessata, ed era finita
vittoriosamente. Tutt'intorno era festa e gioia per la conseguita vittoria:
nel popolo, nell'esercito, nel Clero, nella Corte. Bisognava, quindi, profit-
tare dell'euforia del momento: chissà se non fosse consentito anche a lui
di celebrare in letizia la propria giornata!
Le cifre del Toscanelli erano scolpite nella sua memoria, per accre-
scere, occorrendo, l'evidenza della dimostrazione, se ancor dovesse dimo-
strare a qualcuno la convenienza della nuova via che si prefiggeva di aprire
e, difatti, l'occasione si presentò tosto, ma non secondo le sue rosee pre-
visioni
Benchè la Regina, personalmente, si dichiarasse disposta a concedere
il proprio assenso per l'esecuzione del progetto del Genovese, pure, trat-
tandosi di cosa che impegnava l'onore e i mezzi della Nazione, non po-
teva esimersi dal trattarla con quelle forme rituali, intese a salvaguardare
davanti agli occhi della Storia il prestigio della Corona e gli interessi della
Nazione. Dispose, pertanto, che un apposito Consesso, composto di emi-
nenti . personalità 'dello Stato, discutesse direttamente con Colombo ed
emettesse il proprio parere.
Colombo si vide, dunque, costretto a presentarsi ancora una volta ad
un Consesso d'esperti per esporre il progetto e le relative sue richieste,
onde tradurlo in esecuzione. Ciò nondimeno, egli si piegò ben volentieri
al disposto della Sovrana e comparve, pieno di fiducia, davanti alla ono-
revolissima funta nominata per l'occasione e riunita in Santa Fe.
Neanche a dirlo, la funta era stata composta in maggior misura di re-
ligiosi', alti prelati della Gerarchia ecclesiastica, ferratissimi Dottori in Teo-
logia, c'era anche qualche alto funzionario dello Stato, ma neppure un
esperto in materia cosmografica.
Colombo espose il suo progetto e spiegò tutta la propria abilissima
facondia - la leggenda e la Storia asserirono che non gli faceva difetto
una sciolta parlantina - nel rispondere alle obbiezioni mossegli e nel con-
trastare, come meglio poteva e sapeva, certi concetti, non favorevoli alla
sua tesi, contenuti nelle Sacre Scritture, ma si trovò di fronte ad una mu-
raglia più alta e più spessa di quella eretta cinque secoli a. C. dai Cinesi
per difendersi dagli assalti dei Mongoli e dei Manciù.
Le dottrine e le teorie dei Religiosi dell' Alto Medio Evo e, più spe-
cialmente, quelle di Sant'Agostino e di Nicolò da Lira, venivano tirate
incessantemente fuori per farne obbiezioni alle affermazioni colombiane.
Il Genovese, deciso più che mai a non perdere terreno, resisteva imperter-
rito, sebbene rispettosissimo, ma il pericolo d'essere trattato da eretico e
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