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7. Asia, o cos'altro?

GLI indigeni di Guanahanì, come essi chiamavano l'isola,
corsero a rifugiarsi nella foresta appena avvistarono tre mo-
stri marini avvicinarsi, ma infine la curiosità prevalse e tor-
narono indietro a sbirciare. Quando videro degli esseri
umani vestiti in strane fogge scendere a terra, si avvicinaro-
no cautamente, portando doni propiziatori. Colombo, che
naturalmente credeva di aver raggiunto le Indie, chiamò
queste popolazioni col nome di « indiani», e da allora gli
abitanti nativi delle Americhe sono sempre stati 'conosciuti
come tali in tutte le lingue europee.

   Il gruppo di nativi incontrato per primo faceva parte del
ramo taino del ceppo linguistico arauchi. Arrivati dal conti-
nente a bordo di rudimentali canoe, armati soltanto di lance
di legno, nel secolo precedente essi avevano preso possesso
delle Bahamas e di gran parte di Cuba togliendo il predomi-
nio al più primitivo gruppo dei siboney. I taino coltivavano
grano, patate dolci e altre radici per uso alimentare; sapeva-
no cuocere il pane di cassava, filare e tessere il cotone e
fabbricare ceramiche. Gli spagnoli osservarono con ammi-
razione le loro corporature armoniose e la loro quasi com-
pleta nudità, e notarono con grande interesse che alcuni
portavano pendenti di oro puro appesi al naso. La schiettez-
za e la generosità di questi figli della natura - « vi invitano
a condividere ogni loro bene, mostrando un affetto che
sembra davvero sgorgare dal cuore », scrisse Colombo -, la
loro ignoranza della moneta e del ferro e la loro nudità sug-
gerivano a ogni europeo colto che questi indigeni fossero i
superstiti dell'Età dell'Oro. Pietro Martire, primo storico
del Nuovo Mondo, scrisse: «Essi sembrano vivere in quel-
l'età dell'oro di cui gli antichi parlavano spesso, quando gli
uomini vivevano in stato di innocenza, senza la costrizione
di leggi, senza dispute, giudici e istanze, paghi della mera
vita naturale ». Colombo avrebbe preferito incontrare sofi-
sticati orientali piuttosto che « nobili selvaggi», ma secon-
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