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stato circa le notizie del proprio genitore - equivoca lo scontro, da noi
qui descritto, con altro avvenuto, pure a Capo S. Vincenzo, ma nell'ago-
sto I485, fra galee veneziane e navi corsare francesi comandate, non dal
De Casenove (Colombo il vecchio), ma dal suo collega Giorgio Paleologo
Bissipat (Colombo il giovane). E poichè le navi assalite erano veneziane
e non genovesi, Colombo si sarebbe trovato a bordo delle navi corsare assa-
litrici, combattente agli ordini del preteso suo parente Ammiraglio di
Francia contro le navi della Serenissima!
Dimodochè, stando a quest'ultima versione, Colombo, corsaro per la
Francia, avrebbe fatto naufragio a Capo S. Vincenzo all'epoca - come
diremo più avanti - in cui s'accingeva a lasciare, o aveva già lasciato il
Portogallo per passare in Spagna!
9. Il naufrago Colombo ripara in Portogallo. - Il giovane Colombo,
dopo aver compiuto per l'intera giornata il proprio dovere nella lotta furi-
bonda sostenuta per difendere l'onore della propria bandiera e gli inte-
ressi commerciali che aveva avuto affidati, visto che la nave su cui era im-
barcato era già preda delle fiamme e prossima ad inabissarsi, s'era lanciato
in mare e, sostenendosi - così afferma la tradizione - ad un grosso remo
infranto, capitatogli fra le mani, s'era salvato a nuoto, dirigendosi verso
la vicina costa, che si scorgeva a poco più d'un paio di miglia di distanza.
Il sole che, muto spettatore, aveva illuminato le dure conseguenze del
sopruso usato dall'ingordo e tracotante guascone al convogli etto genovese,
aveva già da parecchie ore immerso il proprio disco infocato in Oceano e
le ombre della sera erano calate da un pezzo, allorchè Colombo, sfinito
dalla stanchezza e dalla lunga immersione, toccava il litorale nei pressI
di Lagos, da dove, poi, raggiungeva per via di terra Lisbona.
La Repubblica di Genova, per soccorrere i propri naufraghi e per
riorganizzare l'interrotta spedizione, inviava a Lisbona Matteo D'Oria e
Paolo Dinegro, i quali giungevano in quella città nel dicembre dello
stesso anno.
Alcuni storici, e per giunta liguri, come Antonio Gallo, Cancelliere
di quel Banco di S. Giorgio ed amico della famiglia Colombo, e l'anna-
lista Padre Agostino Giustiniani, vescovo di Nebbio (Corsica), scrissero
che il Nostro, gettato sul suolo portoghese, in seguito al naufragio, si pro-
pose di raggiungere al più presto il proprio fratello Bartolomeo, da tempo
stabilito a Lisbona, dove godeva fama d'esperto cartografo, il quale fu felice
di riabbracciarlo e di avviarlo nella stessa Arte, che lo aveva reso famoso.
Tale versione non può rispondere a verità per dei motivi abbastanza
evidenti. Al tempo del ricordato scontro navale di Capo San Vincenzo, il