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di regolare salvacondotto, aveva ordine di attaccare le navi aragonesi e
castigliane, non quelle della Superba, non essendo questa in guerra nè
con la Francia, nè col suo alleato Portogallo, e il fatto di avere voluto
assalire deliberatamente il piccolo convoglio genovese, sta solo a provare
che s'era ingoIo sito della preda abbastanza promettente e che, fra l'altro,
giudicava di facile e rapido acquisto, 15 navi contro 5, non sospettando
menomamente la durezza dell' osso che s'accingeva ad addentare!
Il pretesto dello scontro, l'offri l'innocente bandiera coi colori di
Borgogna, sventolante a riva della fiamminga Bechalla, bandiera nemica
della Francia, per il che, nonostante le proteste dei Genovesi, i quali
in base alle consuetudini marinare vigenti nell'intero Mediterraneo, si
opponevano alla pretesa confisca, il conflito armato non potè essere
evitato.
Le proteste dei Genovesi erano giuste e giuridicamente ben fondate,
perchè s'ispiravano alle norme sancite in quella provvida e saggia com-
pilazione, definita Consolato del Mare, e che fu rispettata nel Medio Evo
in tutti i porti civili del Mediterraneo. In quelle norme, fra l'altro, si ba-
dava alla proprietà della merce imbarcata, per cui, se questa apparteneva
a Nazione amica (neutrale), doveva essere rispettata, anche se si trovasse
a bordo di navi battenti bandiera nemica.
Il principio che la bandiera copre la merce, in base al quale la merce
di amici, se trovata su navi nemiche, poteva essere confiscata, fu consa-
crato un paio di secoli più tardi (in Francia nel 1681) e rappresentò, indub-
giamente, un regresso nei confronti della più onesta pratica medievale.
Dunque, la mischia scoppiò furiosa d'ambo le parti e si protrasse per
ben dieci ore. Alla fine, solo due delle cinque navi del convoglio geno-
vese, quella di Gioffredo Spinola e l'altra del Dinegro, poterono scampare
alla distruzione e rifugiarsi nella vicina Cadice, mentre le altre tre erano
già scomparse nei Butti con i preziosi carichi che avevano a bordo.
Da parte degli assali tori, quattro delle migliori navi, compresa l'am-
miraglia, erano state affondate, mentre le superstiti, fra le quali alcune
seriamente danneggiate, s'erano, dapprima, rifugiate del pari a Cadice
per riparare le loro avarie e, subito dopo, a Lisbona, dov'erano passate
in disarmo fino alla metà di dicembre. Degli uomini: 500 francesi e
un centinaio di portoghesi, appartenenti a due navi della loro nazione
incorporate dal Coulomp nella propria squadra, uccisi e numerosi
altri feriti.
Un anonimo biografo colombiano, che si cela sotto il nome del dotto
e coscenzioso figliuolo dell'Ammiraglio, a nome Fernando (v. n. 12), mo-
trandosi poco informato - come, certamente, quest'ultimo non sarebbe