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In mare, la via più breve non è sempre quella che offre minore lun-
ghezza, bensì quella che si può percorrere più agevolmente, anche se
geometricamente più lunga d'altra meno agevole. Ciò, poi, è fondamen-
tale nella navigazione a vela.
Allora, il regime delle correnti e quello dei venti a bassa quota del-
l'Oceano Atlantico ~ cognizioni che dovevano suggerire ai moderni le
rotte migliori per la navigazione velica su quell'Oceano - non erano noti
e il genio di Colombo sta, proprio, nell'avere antiveduto ciò che la scienza
moderna, a distanza di circa quattro secoli, doveva accertare.
Nelle sue precedenti navigazioni in Atlantico, Colombo aveva notato
che, nei paraggi degli arcipelaghi di Madera e delle Canarie, un po' più
in giù o un po' più in su, a seconda delle stagioni, soffiavano venti di
notevole intensità e costanza, nonchè di direzione prevalentemente orien-
tale (venti che nel secolo XIX furono chiamati alisei), cioè propizi al viaggio
che desiderava intraprendere. E, difatti, durante l'intero viaggio d'andata,
egli, pur ignorandone la ragione fisica, restò nel campo di dominio di
tali venti, tanto più che era suo profondo convincimento che le terre più
ricche si trovassero nelle latitudini più basse, ossia più vicine all'equatore.
Altrettanto non avveniva nei paraggi delle Isole degli Astori (Azorre),
le quali stanno precisamente di fronte alla Penisola Iberica o, meglio, alla
stessa latitudine di Lisbona. Colà soffiano venti in prevalenza occidentali,
quindi favorevoli al viaggio di ritorno, se non gli fosse stato possibile
tornare in Europa per la via dell'Oceano Indiano, dopo avere raggiunto
il Cataio. Quest'altra nozione fisica poteva esser nota a Colombo, sia attra-
verso i probabili contatti e le informazioni avuti a Lisbona da membri della
famiglia genovese dei Cazzana, i quali trafficavano tra quella città e l'isola
di Terceira (Azorre), sia dal fatto che tutti i ritrovamenti di canne, di tron-
chi di pino, d'imbarcazioni strane, fatte sulle cose di quelle isole, erano
appunto, attribuiti ai venti occidentali (v. n. 26 d).
La divinazione del genio colombiano sta, dunque, nell'avere attribuito
a queste cognizioni frammentarie di circostanze locali a lui note un nesso
che altri non avrebbe notato e di averle concreta te in un programma na-
vigatorio, che poi la realtà dimostrò fondato e veritiero. Egli scopriva così
quelle rotte, che la scienza e l'esperienza del futuro secolo XIX doveva
dichiarare le migliori per attraversare a vela 1'Atlantico.
Colombo, dunque, prima di volgere la prua verso Occidente, scen-
deva verso le Canarie per andare a trovare la regione di stabile dominio
dei venti propizi, che non avrebbe trovato egualmente costanti e stabili
nella regione atlantica di fronte alla Penisola Iberica.
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