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Don Fernando. Don Luis, di cui abbiamo fatto conoscenza nel n. 12, il
9 marzo 1554 aveva chiesto ed ottenuto dal monarca Carlo V il privilegio
per IO anni di farlo stampare, concessione di cui poi non approfittava,
ricorrendo, per far danari, ad altri espedienti più lucrosi, non escluso
quello della pubblicazione de Le historie.
A noi il Giornale di bordo è pervenuto in una trascrizione, non sempre
letterale, ma spesso riassuntiva, fatta di pugno del domenicano Fray Don
Bartholomé de las Casas.
Da una lettera - specie di prologo - premessa a tale documento e
che Colombo avrebbe indirizzato ai Reali in accompagnamento del Gior-
nale, ma che, viceversa, si ritiene opera del Las Casas per premettere una
introduzione chiarificatrice degli scopi dell'impresa ad una relazione che
cominciava col dato nudo e crudo della partenza, risulterebbe che scopo
del viaggio era quello religioso. Difatti, in tale lettera si chiarisce che si
volevano ristabilire relazioni col Gran Can dell' epoca, i cui an tecessori
avevano fatto pervenire al Pontefice richiesta di Dottori per istruire il loro
popolo nella Santa Fede cristiana.
Anche dal così detto Passaporto, rilasciato a Colombo dai Reali il
30 aprile 1492 (v. n. 41), risultava uno scopo analogo in questo primo
viaggio colombiano, ma abbiamo fatto già notare che siffatte dichiarazioni
costituivano dei pretesti diplomatici, similmente a quanto praticavasi dal
Portogallo e servivano a mascherare il vero movente della propria espan-
sione politica e commerciale.
Frattanto, dall'incompleto ruolo d'equipaggio che ci è pervenuto,
manca la prova che le caravelle di quel primo viaggio abbiano portato
Dottori della nostra Santa Fede verso i creduti lidi del Cataio, ~llo scopo
di aprile alla Vera Luce gli occhi dei sudditi del Gran Can.
Alcuni storici colombiani, poi, negano che la mèta di questo viaggio
fosse rappresentata dalle terre del Gran Can e sostengono che l'impresa
colombiana si proponeva di raggiungere, soltanto, alcune terre (isole) del
Mare Oceano, delle quali s'indicava, da secoli, la loro esistenza (Isola
Antillia o delle Sette Città, Isola di S. Brandano, ecc.). Farneticherie
bell'e buone!
La mèta asiatica da raggiungere per via occidentale, attraverso il Mare
Tenebroso, risulta da numerose attestazioni colombiane, nonchè da pa-
recchi documenti ufficiali dell'epoca.
Prima della Scoperta, parecchie postille, di pugno di Colombo, anno-
tate in margine all'opera Imago mundi (postille n. 23 parte, 43, 364, 366,
374, 677, ecc.) rivelano che egli aveva da tempo fissata la propria atten-
ZIOne sul concetto della poca estensione del mare compreso tra la fine